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È stata presentata dall’Assessore all’Agricoltura, Pier Luigi Caria, la commissione tecnico-scientifica per la tutela, conservazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità sarda.
Il team, composto da 14 esperti lavorerà a stretto contatto con Laore Sardegna e Agris Sardegna e sarà subito operativo. Tra i loro compiti, quello di esprimere un parere in merito all’iscrizione e alla cancellazione della varietà da conservare nel Repertorio regionale del patrimonio genetico; stabilire l’urgenza, la priorità e la tipologia d’intervento per ciascuna delle varietà da conservare, proporre i criteri per l’individuazione degli agricoltori custodi delle varietà; esprime parere in merito alle richieste di prelievo di materiale di risorse genetiche, approvare la proposta tecnica organizzativa della Banca del Germoplasma, individuare la quantità di materiale di riproduzione e propagazione.
Le razze autoctone già tutelate in Sardegna sono: la pecora sarda e quella nera di Arbus, l’asino sardo e quello dell’Asinara, la capra sarda e quella sarda primitiva, la vacca sarda e quelle sardo-modicana e sardo bruna, il cavallo della Giara e quello del Sarcidano, il suino sardo.
Laore Sardegna individua l’agricoltore custode in base all’attività svolta nella zona di coltivazione tradizionale o nell’area di origine della risorsa. e dovrà essere iscritto nel Registro regionale degli Agricoltori Custodi.
Sempre presso l’Agenzia Laore Sardegna verranno istituiti i Repertori regionali suddivisi in due sezioni: quella animale e quella vegetale. La seconda è a sua volta articolata in quattro sottocategorie: specie legnose e da frutto; specie erbacee; specie ornamentali e da fiore; specie di interesse forestale.
La Banca regionale del Germoplasma è gestita dall’Agenzia Agris Sardegna e ha il compito di garantire la tutela mediante la conservazione ex situ, delle razze e varietà locali, in particolare di quelle a rischio estinzione, iscritte nel Repertorio regionale.
Le strutture pubbliche del territorio isolano dove saranno garantite le attività si tutela sono: il Centro Agris di Bonassai, fra Sassari e Alghero; il Centro interdipartimentale per la Conservazione e Valorizzazione della Biodiversità Vegetale (CBV) dell’Università di Sassari; l’Orto Botanico Banca del Germoplasma della Sardegna dell’Università di Cagliari; l’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari (CNR-ISPA) di Nuraxinieddu a Oristano; l’Agenzia Forestas con le sue coltivazioni in pieno campo.
«Si tratta di un passo avanti molto importante sul piano della difesa e della valorizzazione delle unicità agro-ambientali e animali della nostra Isola – ha sottolineato Caria –, un traguardo che completa un percorso già avviato oltre dieci anni fa con il riconoscimento delle razze tipicamente sarde e minacciate di abbandono. Allora, si partì costruendo uno strumento di sostegno finanziario ad hoc, inserito fra le misure del Programma di sviluppo rurale, da destinare agli imprenditori agricoli che avessero allevato queste razze rustiche e autoctone della tradizione zootecnica regionale che rischiavano di scomparire. Oggi si fa un discorso a tutto campo che prevede la tutela anche delle risorse genetiche vegetali. Con l’insediamento della Commissione si completa l’applicazione delle direttive di attuazione del capitolo primo dedicato all’agrobiodiversità presente nella legge regionale 16 dell’8 agosto 2014 che interviene su “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti».