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“Ho ritenuto opportuno protocollare una nota indirizzata al sindaco e alle assessore competenti per proporre una tutela per i pubblici esercizi che si occupano di somministrazione di alimenti e bevande e per le attività artigianali alimentari. Martedì si tratterà un unico punto: l’emergenza Covid – 19. Nel mio intervento vorrei poter offrire delle proposte concrete e ragionare anche su come poter sostenere le piccole attività della nostra città. Oltre a coloro i quali avevano difficoltà prima, che devono essere sostenuti ancora di più ora, si aggiunge anche chi è sempre riuscito a portare avanti la propria attività e magari offrire anche posti di lavoro”.
La consigliera comunale Valeria Piras ha buttato giù nero su bianco una serie di proposte indirizzate al capo della Giunta, Stefano Delunas e all’assessore competente alle Attività Produttive Francesca Asquer e all’assessore all’Ambiente Tiziana Terrana.
Ecco il testo inviato a Sardegna Live con una serie di interventi urgenti, scritti dalla consigliera Valeria Piras, tesi a rendere meno difficile la ripresa per i commercianti, titolari di ristoranti e locali.
“Siamo consci che la seconda fase dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia sarà caratterizzata anch’essa dal distanziamento sociale, anche se con restrizioni inferiori rispetto alla prima fase. Questo indubbiamente porterà molte difficoltà per le attività che fanno della socialità il loro cardine, come ad esempio gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e le attività artigianali alimentari (bar, pizzerie, ristoranti, gelaterie e simili), attività che hanno già sofferto molto, in quanto sono state quelle che hanno avuto prima di altre limitazioni e chiusure.
In questo momento è stato loro concessa la sola possibilità del cosiddetto “delivery” (consegna a domicilio), ma non l’asporto, servizio che avrebbe permesso di poter lavorare con spese inferiori, risparmiando appunto sul trasporto. Molti esercenti hanno infatti preferito non lavorare che farlo con il rischio di avere solo ulteriori spese.
Alla loro riapertura si ritroveranno in una situazione molto difficile, in quanto saranno rimesse in atto le limitazioni che hanno dovuto seguire già prima della chiusura: distanziamento dei tavoli e interpersonale, contingentamento degli ingressi dei clienti, divieto di ogni tipo di intrattenimento e di stazionamento davanti ai banconi e possibilità di stare in piedi. Queste misure hanno portato e porteranno a un dimezzamento dei posti a sedere e quindi della clientela. A queste misure molto probabilmente se ne aggiungeranno delle altre, come l’obbligo dei DPI per i dipendenti, sanificazione degli ambienti e degli impianti di aereazione; misure che porteranno un ulteriore costo dopo che per più di due mesi molti hanno visto incassi pari a zero. A ciò si aggiungerà un possibile timore di una parte della clientela che potrebbe sentirsi ancora impaurita nel frequentare luoghi in cui sarà facile incontrare altre persone, soprattutto se questi saranno luoghi chiusi.
Visto l’arrivo della bella stagione si pensa che l’utilizzo degli spazi all’aperto possa essere una soluzione per dare sia più sicurezza alla clientela e sia fare in modo che gli esercizi suddetti possano aumentare i propri posti a sedere per cercare di recuperare incasso.
Alla luce di ciò sarebbe importante che l’amministrazione di cui facciamo parte dia possibilità di andare in deroga rispetto al regolamento vigente.
L’Amministrazione dovrebbe raggiungere l’obiettivo di incentivare l’utilizzo del suolo pubblico per queste categorie, per fare ciò vi è la necessità di alcune modifiche regolamentarie.
Il nostro regolamento recita: “I manufatti precari, temporanei e amovibili oggetto del presente regolamento, ubicati con i criteri di cui all’art. 4, potranno avere una superficie coperta su suolo pubblico o su suolo privato ad uso pubblico, pari alla concessione amministrativa di riferimento fino ad un massimo di mq. 100 e comunque non superiore alla superficie dell’esercizio esistente”
Su questo punto sarebbe utile un’eccezione per questo periodo di emergenza per coloro i quali hanno un locale piccolo e dare a tutti quindi la possibilità di poter avere almeno un 20% di superficie di suolo pubblico in più fino a un massimo di 100 mq, laddove non arrechi ovviamente un danno alla sicurezza, alla viabilità e al traffico e previa acquisizione dei necessari pareri tecnici. Questa necessità nasce dal fatto che molti locali non potranno altrimenti neanche riaprire perché non sarebbe commercialmente conveniente.
Avere la possibilità inoltre di una concessione non solo “entro le proiezioni dei fronti dell’esercizio”, ma che possa leggermente eccedere lateralmente laddove vi sia anche un’attività vicina che ne dia autorizzazione (quest’ultimo caso già previsto nel nostro regolamento, ma solo nel caso in cui sia frontale).
Sarebbe inoltre una bella immagine per la città dare loro la possibilità di poter abbellire e prendersi cura di fioriere e/o aiuole e ricevere in cambio la possibilità di allargare la concessione in prossimità delle stesse. In questo modo si avrebbe il doppio vantaggio di offrire ulteriore decoro delle nostre aree verdi e al tempo stesso dare una risorsa in più ai nostri imprenditori locali.
Alcune amministrazioni stanno dando la possibilità di un 20% in più per la concessione di spazio pubblico, andando in deroga ai propri regolamenti.
Credo che questo sia un opportuno iter amministrativo per accelerare i tempi, visto che parliamo di un’emergenza e non un cambiamento che diventerà poi la norma. Sarebbe infatti sufficiente un atto che permetta sino alla fine delle restrizioni per le suddette attività di poter avere delle possibilità più ampie di quelle permesse dal nostro vigente regolamento, senza dover fare i passaggi canonici di modifica, visto che sarà per un periodo di tempo contingentato.
Si chiede inoltre la possibilità di scontare la quota della Tosap equivalente ai mesi di chiusura, infatti nessuna attività per cause di forza maggiore ha potuto usufruire degli spazi pubblici e ragionare su uno sconto, per arrivare a una tariffa minima di un euro a mq, o un ulteriore azzeramento anche per i mesi che vedranno delle limitazioni per le attività in oggetto.
Gli importi necessari potrebbero essere ricercati nell’avanzo di amministrazione, magari utilizzando anche solo una parte dei fondi ancora presenti nel nostro bilancio relativi alla Legge regionale 37/98 sui contributi de minimis. L’avanzo relativo a questa legge è pari quasi a due milioni di euro, come dichiarato dal sindaco mesi fa in una seduta del consiglio, quindi ne occorrerebbe una minima parte per questo aiuto. Per questo motivo si richiede che la presentazione del bilancio consuntivo sia una priorità. Se l’Amministrazione avrà altre idee per come poter reperire i fondi necessari ne sarò ben contenta.
Le associazioni di categoria ipotizzano che a livello nazionale il 45% delle attività in oggetto potrebbe chiudere definitivamente, a livello locale la percentuale potrebbe salire ulteriormente, con una perdita enorme anche per la nostra stessa amministrazione, che vedrebbe un mancato introito per le nostre casse oltre a un enorme problema sociale.
Le piccole attività commerciali sono il cuore della nostra città, con le loro insegne illuminano le nostre vie e offrono degli utili servizi. Oltre la questione meramente economica, visto che le attività oggetto di questa nota movimentano in maniera consistente la nostra economia, sono il fulcro della socialità cittadina e quando potremmo finalmente riviverla a pieno, sarebbe un enorme dispiacere non poterne più usufruire.
Ripartiamo da questa tipologia di attività, per dare poi un sollievo anche a tutte le altre che stanno soffrendo questa emergenza , ricordando che non è solamente sanitaria, ma anche sociale ed economica”.