"I pazienti venivano presi a parolacce, strattonati e a schiaffi. Ero arrivata da 15 giorni e ho deciso di fare l'esposto". Tre ore non sono bastate ad Anna Paola Tuveri, l'operatrice socio-sanitaria dell'Aias dalla cui denuncia è scattata l'indagine della Procura, a raccontare davanti al giudice del Tribunale Giorgio Altieri, tutti i presunti maltrattamenti che avvenivano al centro di Decimomannu.

"Le violenze erano un'abitudine", ha raccontato al processo che vede imputato Vittorio Randazzo, direttore amministrativo dell'associazione, e Sandra Murgia, responsabile del centro, accusati dal pm Liliana Ledda di omissioni d'atti d'ufficio in relazione ai maltrattamenti contestati a vari operatori sanitari della struttura. "Non c'era dignità per i pazienti - ha scandito - era una cosa assurda. Per loro tutti quei comportamenti erano normali. Quando li sollevavano dai letti per alzarli venivano presi a urla e parolacce, molti operatori usavano un linguaggio scurrile e aggressivo. E quando i pazienti, molti psichiatrici, andavano in agitazione davano loro schiaffi".

Dalla denuncia della Tuveri, chiamata oggi sul banco dei testimoni dal pm Ledda, era così nata l'indagine ribattezzata "Mistreatment", avviata nel 2014 dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Cagliari e dai militari del Nas.

Oggi la grande accusatrice ha ricordato gli episodi a cui ha assistito (come il pestaggio di un paziente) e accusato poi l'Aias di averla bersagliata con un provvedimento disciplinare.

"Mi hanno sospeso per sei giorni - ha raccontato - sarei stata inadempiente rispetto al contratto Aias per non aver avvisato i responsabili di quanto accadeva: io li ho avvisati, ma all'Aias non si mette nulla per iscritto. Questo è il metodo. Io ho avvisato e pure fatto la denuncia dopo 15 giorni. Quelli che c'erano vent'anni e vedevano tutto che hanno fatto?"