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Una storia di cronaca avvenuta in Sardegna, ad Aidomaggiore, che colpisce dritto al cuore e fa sobbalzare di terrore.
Nel piccolo borgo dell’Oristanese, in un antico territorio in cui si trovano ancora intatti tombe dei giganti, domus de janas e nuraghi, era il tardo pomeriggio del 7 gennaio 1925 quando Vanda Serra, una bellissima ragazzina alta e aggraziata, stava rincasando.
La 12enne, figlia dell’allora podestà Giuanne Serra, nominato dal regime fascista per amministrare il paese, era molto conosciuta dalla piccola comunità, e qualche suo compaesano affermò di averla salutata durante quel tragitto. Mancavano solamente poche centinaia di metri per arrivare a casa, dove Vanda viveva assieme al padre a seguito della separazione dei genitori, quando la ragazzina scomparve nel nulla.
Giuanne, affezionatissimo alla sua bambina, si mostrò da subito molto preoccupato e iniziò a cercarla per le stradine di Aidomaggiore con l’aiuto di alcuni vicini di casa, ma senza successo: Vanda sembrava essersi volatilizzata.
In tarda serata, arrivò un segnale che fece intendere cosa potesse essere accaduto alla 12enne, ma che allo stesso tempo tenne vive le speranze di poterla trovare ancora viva: Giuanne Serra ricevette una richiesta di riscatto di 80mila lire in cambio di sua figlia, ma si trattava di una richiesta anonima quindi il mistero continuò a infittirsi e a preoccupare maggiormente l’uomo.
Dopo una notte in bianco trascorsa nell'angoscia, Giuanne Serra, dall’alto del suo potere amministrativo, decise di perlustrare tutte le case del paesino alla ricerca di tracce della povera Vanda.
Tra le altre abitazioni, il podestà decise di controllare anche la casa di Peppa Rosa Ziulu, una donna tutta casa e chiesa di cui nessuno, ad Aidomaggiore, avrebbe sospettato.
Una volta entrati, a prima vista non c’era nulla di strano, tutto sembrava al proprio posto quando il podestà e i suoi uomini decisero di andare via. Ma proprio in quel momento, Giuanne iniziò a sentire un odore acre che man mano che ci si avvicinava ad una pila di panni sporchi, aumentava.
Così vennero ispezionati gli indumenti sovrapposti finché non trovarono un lenzuolo sporco di sangue. Levando tutti i panni, avvenne la macabra scoperta: il cadavere senza vita e insanguinato della giovane Vanda. La donna inizialmente non seppe cosa dire, poi fece il nome del parroco, Giovanni Spanu, incolpandolo del delitto. Raggiunto il prete, lui accusò a sua volta Peppa.
I due si incolparono a vicenda finché non si scoprì che erano amanti da tempo e avevano bisogno di soldi per emigrare in America dove, credevano, si sarebbero potuti sposare. Così avevano rapito la figlia del podestà e chiesto il riscatto, ma a quanto pare qualcosa andò storto visto che la giovane Vanda fu uccisa da un colpo di accetta, probabilmente datole da uno dei due per stordirla, dal momento che poco prima, poiché la ragazzina urlava, la donna le aveva messo le mani attorno al collo facendole perdere i sensi, ma poi si era ripresa.
I due assassini vennero così arrestati e condannati all’ergastolo e del delitto se ne parlò poco all'epoca in quanto il regime fascista tendeva a nascondere le brutte notizie. Inoltre scomparvero gli atti giudiziari.
Antonio Delitala, autore del libro “L’amante del prete”, che racconta la drammatica vicenda, si servì infatti per il suo romanzo degli scritti di due poeti, Costantinu Cadone e Francesco Uselli, dei racconti della popolazione e dell’Amministrazione comunale di Aidomaggiore.