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“Le soglie di ingresso per accedere alle sovvenzioni per le aziende zootecniche sono state così stabilite per non diluire eccessivamente l’aiuto alle imprese tanto da renderlo poi non adeguato a coprire il danno che gli eventi in corso stanno producendo. L’esigenza di fissare una soglia di accesso minima deriva anche dalla necessità di evitare che si paghino domande di valore inferiore al costo che l’amministrazione sostiene per la gestione di ogni istanza”. Lo precisa l’assessora regionale dell’Agricoltura, Gabriella Murgia per rispondere alle parole di Gianuario Falchi, uno degli storici portavoce dei pastori senza bandiere nella battaglia per il prezzo del latte, in merito ai 40 milioni destinati dalla Giunta regionale a favore delle aziende, previsti dalla legge regionale 3 del 2022, per far fronte al rincaro di carburanti, energia e materie prime.
"Togliendo dalla possibilità di accedere agli indennizzi – ha detto questa mattina Falchi - le aziende miste, che magari hanno 70 pecore 9 mucche e 9 maiali, non percepiranno un solo euro nonostante abbiano una posizione Inps, un'iscrizione alla camera di commercio, paghino le tasse e siano sottoposte ai controlli come tutte le altre imprese".
L’assessora Murgia ha quindi spiegato: “Per i bovini da carne la soglia di ingresso di 15 capi totali, corrisponde alla presenza in azienda di circa 6-7 vacche nutrici. Questo numero, è facile calcolarlo, porta alla produzione di circa 5–6 vitelli da ristallo che vengono solitamente venduti prima dell’anno (a circa 6-8 mesi di età). Nella media delle situazioni di produzione isolane, tali produzioni possono senz’altro costituire una integrazione al reddito, ma viene difficile affermare che con queste dimensioni l’allevamento rappresenta una unità imprenditoriale autonoma e in grado di soddisfare le necessità di reddito di una famiglia”.
“Per quanto riguarda gli ovini e i caprini – ha evidenziato l’esponente della Giunta Solinas - anche in questo caso valgono le considerazioni fatte in precedenza. La soglia dei 100 capi totali, che corrisponde a un numero di pecore in lattazione inferiore a 80 è già di per sé una soglia che ricomprende aziende che effettuano l’allevamento con finalità di integrazione di reddito, dato che per sostenere una famiglia, e solo ricomprendendo nel reddito aziendale le diverse forme di contribuzione comunitaria attualmente esistenti, è impensabile ipotizzare una unità produttiva autonoma con meno di 250 ovini in lattazione”.
Per Gianuario Falchi questa Giunta regionale “ha come sempre dimostrato di non conoscere il settore e i suoi problemi" e per il portavoce dei pastori senza bandiere “non sarà certo questa miseria che salverà il comparto, ma come al solito vi dimostrate capaci solo a fare discriminazioni e proclami”.
Secondo l’assessora Murgia “Le soglie di ingresso, lungi dal risultare troppo restrittive, consentono comunque a tante forme di allevamento effettuate con finalità di integrazione del reddito di ottenere l’aiuto previsto dalla legge 3/2022, ma è anche evidente che l’aiuto, previsto per un sostengo al mondo imprenditoriale, non poteva trasformarsi in un aiuto erogato con sole finalità sociali. Tali tipi di aiuto, previsti anche per l’emergenza Covid, sono stati gestiti dall’Assessorato competente in materia di politiche sociali”.