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Venerdì 24 maggio il ragazzo di Duluth, alias Bob Dylan, alias uno dei più grandi cantautori della storia, ha compiuto 83 anni.
Quale miglior modo per omaggiarlo di una serata tutta stelle, strisce e musica? La location è ideale (Shout-American Dinner, risto-pub dove si fondono il fascino degli anni ’50 e il ritmo rockabilly), il cantante non poteva che essere Al Diesan, esecutore del vasto repertorio dylaniano, apprezzato in varie occasioni per le sue doti vocali, nonché collezionista di rarità in vinile.
Vestito di tutto punto, chitarra e armonica Al ha regalato ai numerosissimi presenti quasi tre ore di atmosfere sonore.
Il suo amore per Dylan comincia nell’estate del 1976 (quando spopolava la hit “Hurricane”), quando casualmente scoprì il cantautore durante un servizio al telegiornale. Nonostante le esperienze musicali alle spalle, rimase folgorato tanto da cambiar modo di vivere la musica.
“Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque io sia” affermava Dylan, restio alle etichette. Negli anni sessanta compone le canzoni più conosciute del suo repertorio.
In quegli anni rappresenta la figura chiave del movimento di protesta americano. Canzoni come “Blowin' in the Wind” e “The Times They Are A-Changin” hanno rappresentato vere e proprie icone musicali per i movimenti pacifisti e in difesa dei diritti civili. Nelle sue prime canzoni affronta temi politici, filosofici e sociali secondo una forma musicale nuova.
Nel corso degli anni il suo stile musicale si rinnova in continuazione, toccando diversi generi come blues, country, rock and roll, gospel, jazz, senza tralasciare la musica popolare inglese e scozzese.
Al riesce a far rivivere tutto questo, a chi quei tempi li ha vissuti e anche a chi li ha solo sentiti raccontare. Seguendo gli arpeggi e i riff della chitarra o il vento sonoro della armonica ci sentiamo ora giovani che protestano nei filmati in bianco e nero a Washington, ora cowboy che passeggiano nel deserto, ora con una buona pinta in una vivace Londra o Glasgow.
La poliedricità di Al è dimostrata da una parallela produzione di brani autografi: “Let Them Fly” (“lasciali volare”, chiaro messaggio di augurio espresso con voce delicata sostenuta da un'atmosfera nostalgica ma incoraggiante, tessuta tra percussioni terzinate e dolci arpeggi chitarristici, con la chiusura di un assolo di armonica), Lonely Wind (“Vento solitario” che -come dice il cantautore- può far piangere quando la mente pensa al vasto oceano), “Where Are We Going” (appassionato dialogo archi-pianorte dove si riflette sul questito “dove stiamo andando”) e “Stay at Home”, per citarne alcune.
Non manca lo spazio per le richieste del pubblico, per le foto e per quattro chiacchiere, che rivelano tutta la gentilezza, l’entusiasmo e la passione della grande persona dietro il grande artista che è Al Diesan.