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Sardegna Live pubblica integralmente il post di Alberto, figlio del sindaco di Sinnai Matteo Aledda, una persona umile, buona, sempre sorridente con tutti. Aveva 68 anni, in carica dal 19 giugno del 2016, credeva nei giovani, sempre presente alle manifestazioni, alle sedute del consiglio comunale: architetto, laureato a Firenze, sposato, padre di famiglia. Quel padre di famiglia che lo stesso Alberto ricorda con quel sorriso di sempre. Anche l’Amministrazione comunale, ora sorretta dal vice sindaco Katiuscia Concas, ha preparato una nota con la quale non dimentica quell’uomo che aveva sposato la politica con scrupolosità e umanità: "Persona e Sindaco perbene lo eri davvero Matteo. Divenuto sindaco nel giugno 2016, hai agito nell’espletamento del tuo mandato con onestà e correttezza, con passione e determinazione, valori che ti hanno guidato costantemente nella vita pubblica e privata. Sempre umile, cortese e al servizio della comunità fino alla fine quando, pur nella silenziosa sofferenza della malattia, mai hai fatto mancare la tua presenza e il tuo impegno". (A.C.)
Ringrazio tutte le persone che ci sono state vicino questi giorni: i miei zii e cugini, gli amici di sempre e quelli nuovi, la mia seconda famiglia del Corso 12 ed Extipografia , le autorità politiche, i colleghi di mio padre, tutti i suoi amati studenti, i dipendenti comunali, i colleghi architetti, tutti i suoi clienti, i sindaci che sono arrivati da tutta la Sardegna, tutte le autorità militari, tutte le associazioni del mio paese.
Papà era una persona semplice, umile, buona, generosa, gran lavoratore e gran sognatore, ha sempre progettato per il presente e programmato per il futuro, ha sempre creduto in una Sardegna migliore, non costruendo ma recuperando, non dividendo ma unendo le persone anche di ideali diversi in progetti concreti.
Ha sempre creduto nei giovani perché lui era il primo a sentirsi sempre giovane!
Mi ha insegnato a essere umili sempre, partire dal basso e silenziosamente scalare la montagna con un passo lento,sicuro ma costante come fece lui:
Quel ragazzino mingherlino di paese che affrontò prima il liceo artistico, poi la facoltà di architettura di Firenze sempre con il sorriso e senza una lira in tasca.
Lo stesso sorriso che lo portò alla guida di quel paese dal quale era partito e al quale è ritornato per migliorarlo. Lo stesso sorriso che conservano nel cuore i suoi alunni e i suoi colleghi.
Lo stesso sorriso che mostrava a chi lo ha infamato, insultato e denigrato per scopi politici e non. Lo stesso sorriso che aveva quando tornava a casa dopo una mattinata passata tra Chemio all’ospedale e municipio. Lo stesso sorriso che mi porterò dietro tutta la vita continuando a mostrarlo a tutte le persone vicine a me!