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Alberto Cocco, presentatore, autore e scrittore, è un fiume in piena: il libro che ha da poco dato alle stampe corona il sogno di una vita piena di colori e suggestioni, come le parole con le quali scolpisce da sempre emozioni e pensieri.
Lo incontriamo, nella sala del Consiglio comunale di Cagliari, in occasione della presentazione de “Il carnevale degli animali” e subito ci conquista per la leggerezza che dipinge le sue profondità d’animo e d’artista che tutti conoscono da sempre.
“Il viaggio dell’anima di un fotografo romano in fuga da una famiglia disunita e il canto d’amore di un mondo di fine millennio perduto, prima dell’arrivo dei social e degli algoritmi. La Sardegna, luogo del silenzio e della ricerca di se stessi. Il tutto accompagnato dalle illustrazioni di una pittrice formidabile, che della bellezza ha fatto il suo mestiere, la mia amica Scilla Suffiotti, artista a tutto tondo che è anche poetessa e scenografa.”
Così l’autore ci sintetizza la sua opera, nel preludio alla piacevole chiacchierata dove si racconta ai lettori di Sardegna Live.
Alberto, da quanto tempo desideravi scrivere?
<< Diciamo che scrivo da sempre, era la mia inclinazione naturale… quando avevo vent’anni ho cominciato a scrivere per un giornale, poi ho intrapreso varie collaborazioni e, tra i venticinque e i trent’anni, sognavo di scrivere un romanzo. Mi piace ricordare come nella mia vita sia successa una cosa strana: per caso ho presentato uno spettacolo, per gioco, al posto di una persona che non si era presentata. Questa cosa è andata bene e il gioco è diventato qualcosa di serio, di terribilmente serio! Per qualche anno sono stato il presentatore più popolare e richiesto in Sardegna, poi ho iniziato a dedicarmi al mondo autorale, a fare l’autore televisivo>>.
Poi sette anni fa il lampo...
<< “Il carnevale degli animali” è nato sette anni fa: ha avuto una prima stesura, poi sono stato distratto da altri progetti… per esempio, ho avuto la possibilità di girare la prima commedia televisiva della Sardegna, “Orlando e Carlotta”, di cui sono stato protagonista, assieme alla bella e brava Alessia Simoncelli. Quindi è arrivato il covid, il lockdown, le terribili giornate in cui eravamo costretti a stare in casa, le misure di restrizione della nostra libertà… io che sono una persona piena di vita ero un’anima in pena e giravo per la casa, grande e spaziosa, insofferente; mia moglie, persona molto intelligente, mi ha detto: “invece di stare lì a brontolare, riprenditi quel romanzo ché è una bella cosa, asciugala e diventerà il tuo libro, quando finirà la pandemia”. Detto e fatto!>>
Possiamo quindi dire che da un periodo di costrizione in casa è iniziata la riscoperta di un progetto, dalla limitazione è nato un potenziale!
<<Eh si, proprio così! D’altronde, come sempre succede nella vita, io credo che ci sia un destino superiore che guidi le nostre vicende e mi diverte leggere, in questi giorni, del “promettente esordio di un nuovo sorprendente autore”. Un “nuovo sorprendente autore” è stato Matteo Porru a sedici anni, è stata Angelica Grivel a ventun’anni - la Sardegna può vantare giovani scrittori di grande talento e potenziale- . Loro sono ragazzi di vent’anni, io di anni ne ho sessantasette e trovo divertente salutare l’esordio di uno scrittore a sessantasette anni! Mi consola, d’altra parte, il fatto che Faletti abbia cominciato a cinquantasette anni e il grande Camilleri a sessantuno, sono giganti che hanno iniziato in età tarda quindi dai… diciamo che sono in buona compagnia!>>
Giovane sia nel mondo della scrittura che come persona: una doppia gioventù!
<<Guarda… io sono molto giovane anche nello spirito, pur rimanendo un uomo che si avvicina ai settanta. Prima di fare questo nella vita mi son concesso tutti gli sfizi: ho fatto il giornalista, l’autore televisivo, il presentatore, il direttore artistico, l’attore… posso quindi dire che la mia curiosità di cimentarmi in tanti vari aspetti dell’arte è stata largamente alimentata. Però il mio sogno, il mio progetto, era di fare un romanzo; adesso, in qualche modo, ho superato l’impasse mentale di affrontare questo progetto. Sto finendo il secondo libro e ho iniziato il terzo, un libro all’anno per i prossimi due anni!>>
Beh, quando uno è curioso, la prosecuzione del cammino, figurato nel romanzo in questo caso, viene da se!
<< Posso dire senza vergogna che ero un po’ spaventato dall’idea di scrivere un romanzo perché – come ho imparato a scuola di scrittura- non basta scrivere una storia: servono anche una tecnica, un’architettura, una funzione narrativa con le sue regole. E quando sbagli le regole viene fuori un cattivo romanzo. Però, mi sono dato molto tempo: questa prima stesura è stata corretta una seconda e poi una terza volta, quindi portata all’editore, Alessandro Cocco de “La Zattera” – uno dei due grandi editori in Sardegna - Il libro è piaciuto molto, l’ha fatto vedere a degli addetti ai lavori, hanno riferito che era un bel romanzo; clamorosamente, mi è stata offerta la possibilità di presentarlo a Bari, a Catanzaro e a Roma, ma addirittura questo libro andrà alle fiere di Torino, Roma e Francoforte! Sembrava fosse un aquilone e invece adesso è un aereo! Non posso che esserne molto orgoglioso e felice, sinceramente non mi aspettavo che le prospettive diventassero così grandi. Sicuramente c’è una concorrenza che mi schiaccia, però devo dire che mi sta dando più soddisfazioni di quelle che avevo preventivato. >>
Dicci qualcosa in più sul tuo libro
<< Allora, la storia è ambientata ad arte nel 1998. Il periodo è un po’ uno spartiacque tra un mondo più genuino ed un mondo invaso dai social, dai TikTok, dagli algoritmi. È una specie di canzone dell’amore perduto, di un mondo dove i rapporti umani, gli incontri, i sentimenti erano qualcosa di primario e non di accessorio come adesso. Il “Calendario degli animali” è la storia di un giovane fotografo romano che, alla fine del secolo scorso, scappa da una famiglia disunita; il padre è un professore universitario appassionato di araldica, è un donnaiolo. La mamma è una pittrice francese che si accorge dei tradimenti del marito, soffre in silenzio e si rifugia nel suo studio a fare delle tele che riproducono solo alberi. Il protagonista, Germano Foglia, ha un fratello minore, brillante negli studi, che la famiglia tratta con grande attenzione, mentre lui, il primogenito, pare un figlio sbagliato, trattato dall’alto in basso; insomma padre donnaiolo e distratto, madre silenziosa e sofferente, fratello arrogante, Germano scappa da una famiglia che non lo ama abbastanza, che non lo capisce abbastanza e non crede in lui. Accetta l’offerta di un consorzio turistico, “Natura & Avventura, che gli offre la possibilità di realizzare uno di quei soliti calendari di trent’anni fa, con le belle ragazze in bikini e le spiagge; lui accetta perché può guadagnare qualcosa e scappare da una famiglia che non lo capisce e non lo ama abbastanza. Arriva nella nostra isola silenziosa, un mondo che non ha niente a che vedere con la sua Roma. Inizialmente è spaesato, ma questo mondo apparentemente così ostile, lo accoglie e lo induce ad una profonda riflessione su chi è e che cosa lo attende.>>
Perché si chiama “Il calendario degli animali”?
<<Germano inizialmente deve riprendere fanciulle e spiagge, atmosfere turistiche. All’inizio del suo viaggio in Sardegna, incontra un barbone, il clochard Semolino, che riceve la sua generosa elemosina e gli dice una cosa, delle parole… sembrano il delirio di un matto e invece sono una profezia: attraverso gli animali, che sono dei simboli, dei totem, lui mese dopo mese, città dopo città, scoprirà chi è, troverà l’amore e imparerà ad amare gli animali; scoprirà che siamo tutti soggetti dello stesso universo, imparerà a perdonare il padre, capirà che la madre lo ama in silenzio e ritroverà la famiglia. Gli animali diventano silenziosi testimoni di questo processo di emancipazione nel protagonista è come un paradigma per capire che ci sentiamo padroni del mondo, vedi la devastazione generata dalla nostra presunzione nei riguardi del clima del nostro pianeta che sta creando grandissimi problemi. Gli animali, possiamo dire, intendono in maniera diversa dall’uomo, però attenzione! Hanno capacità di cogliere con il loro istinto, con la loro intelligenza -che ha parametri, codici, password diverse dalle nostre- realtà che noi ignoriamo totalmente! Ecco perché “Il calendario degli animali”. Perché lui quasi per gioco, mentre fotografa le ragazze e le località, ogni mese fotografa anche un animale, finché un giorno si ribella e per la prima volta nella sua vita l’inerte e apatico Germano decide di fare di testa sua: presenta un calendario fatto di foto di animali, ribellandosi a quello che gli avevano chiesto e pagato. Questo calendario sarà un trionfo, lui diventerà un fotografo amato e avrà il tempo di ritrovare suo padre e sua madre in un modo commovente che vi invito a scoprire tra le pagine.
Potresti identificarti in Germano?
<<Molti me lo hanno chiesto, la risposta è no. Mio papà era tutt’altro che un donnaiolo ed era innamorato di mia mamma, non è stato un padre assente ma presente; mia mamma non stava zitta ma era un generale che mi ha molto amato ma che era anche molto severa. Germano era uno che non decideva mai, io ero un ragazzino presuntuoso e arrogante.>>
So che quest’opera ti ha riavvicinato a vecchie conoscenze…
<<Proprio così! Incredibilmente questo libro mi sta riportando gli amici di una volta e le persone che hanno vissuto l’adolescenza accanto a me, che proprio grazie al romanzo mi stanno cercando, vengono a trovarmi e sto ritrovando persone di tanto tempo fa. Questo è un miracolo! Ha fatto venire a tutti la nostalgia di quello che siamo stati e che non avevamo più la voglia e la forza di dirci. Questa piccola opera è riuscita nel grande intento di farci tornare ragazzi… evviva!>>
Parlavamo prima del cellulare: nato come amplificatore delle potenzialità umane e diventato barriera divisoria…
<< Il cellulare, il computer, il tablet, sono strumenti che dovrebbero migliorare la nostra vita; quando gli strumenti diventano invece padroni della nostra vita, allora si pone un problema, un problema serio perché è il problema della difesa della nostra più intima identità umana, del nostro sentire, della nostra capacità di relazionare, di interrogarci. Nel libro, Germano incontra persone che parlano a lungo con lui e gli raccontano la loro vita; lui si chiede perché succeda questo: perché la Sardegna è una terra lontana, arcaica, tecnologicamente non avanzata e, quindi, c’è ancora il senso di parlarsi e conoscersi; persino gli animali, a modo loro, con il loro codice segreto, lo fanno!>>
Secondo te, perché l’uomo ha deciso di diventare schiavo dello stesso strumento da lui creato?
<< Non è tanto l’uomo in generale, sono pochi uomini che hanno creato un formidabile business>>
E come mai ha avuto tanto seguito?
<<Perchè la gente ormai non ha voglia di pensare, la gente è oppressa da tanti problemi economici, da tanti problemi esistenziali e ormai allontana l’idea che bisogna fermarsi, soffrire e lottare per difendere dei principi. Io che di natura che sono un ribelle, che viene dalla generazione del sessantotto, mi ribello a questo stato di cose, avverto il pericolo, infatti il libro che ho scritto è un grido disperato di richiamo all’ordine, salviamo la nostra identità umana, almeno ogni tanto fermiamo e spegniamo i telefonini! Io non sono nessuno, ma nel mio piccolo -attraverso quello che scrivo- vorrei restituire la centralità dell’essere umano. >>
Ti definiresti un po’ un ragazzo della via Gluck o, meglio, della via Manno?
<<No, io ero solo un ragazzo che stava con gli amici, rideva, scherzava, giocava a pallone, sono stato sognatore incosciente, sono stato un ragazzo troppo spensierato che ha trovato nel tempo mille domande e mille risposte. Ma forse il fatto di essere stato un bambino molto ingenuo e molto sognatore è stata una grande fortuna!>>
All’inizio ci hai detto che il contributo di tua moglie è stato molto importante. Avete collaborato per la genesi di questo progetto?
R: Francesca è stata decisiva: il lavoro l’ho fatto da solo, ma lei mi ha dato delle linee guida molto interessanti. È lei che, quando ero un’anima in pena che con il telecomando cercava tutti i canali televisivi del mondo per distrarsi, quando ero disperato perché non potevo uscire di casa , mi ha detto “Invece di fare lo scemo davanti al televisore, accendi il computer e riprenditi il tuo libro! Quando finirà la pandemia, lo portiamo alla casa editrice”. È stata fondamentale, mi ha dato dei consigli, mi ha detto che era troppo filosofico e che doveva puntare più a raccontare ed emozionare. È stata musa ispiratrice, mi ha fatto da tutor. Francesca è la direttrice di un giornale e la voce di “Radio Venere”, la più importante radio della seconda città della Sardegna. Ha in testa di scrivere un libro ma non a quattro mani, non è il nostro stile e i nostri temi sono molto diversi.
Prossimi progetti?
<< Sto lavorando a un nuovo libro, che conto di pubblicare a Natale, sulla storia della bellezza femminile in Sardegna. Ho contemporaneamente iniziato un romanzo, più di taglio saggistico e ne ho in cantiere un ulteriore. Sto poi lavorando alla sceneggiatura del mio primo lungometraggio e, mentre vi racconto tutto questa, fra un paio di settimane sarò sul canale 15, CatalanTV, con la mia trasmissione “Buone nuove social club”. >>
Grande Alberto, alla ricerca (o meglio, al recupero!) del tempo perduto come novello Proust!
[ride] << Mi hanno detto due cose belle alla presentazione: che sono di un entusiasmo contagioso e che sono un uragano di creatività. Questo mi ha fatto un immenso piacere e gratifica il mio impegno!>>
Grazie, Alberto, da parte mia e dei lettori di Sardegna Live per aver raccontato te e i tuoi progetti!