Fare tappa in ogni singolo comune della Sardegna, ben 377, in 245 giorni, solo con la bicicletta, una tenda e un sacco a pelo, ma sentirsi completamente in pace con sè stesso, come se non si avesse bisogno di nient’altro, in armonia con la natura e alla scoperta di nuove realtà, culture e tradizioni.

È ciò che ha fatto Luca Ledda, ingegnere informatico 28enne di Carbonia che, da un anno e mezzo, ha rivoluzionato la sua vita dopo un periodo buio in cui sentiva che non era più felice e ha trovato la propria dimensione di felicità nella bici e nella scoperta di luoghi nuovi, per lui inesplorati. Ma partiamo dall’inizio.

Ciao Luca, com’è nata la tua passione per la bici?

“Ciao a tutti! Io ho iniziato ad andare in bici da un anno e mezzo, da quando ne ho comprato una dopo un periodo molto particolare della mia vita. Vivevo a Torino da anni dove avevo studiato Ingegneria Informatica e stavo lavorando; poco prima del lockdown di marzo 2020 avevo lasciato la mia ragazza di allora per poi ritrovarmi solo in un monolocale senza balconi, senza finestre, senza vedere nessuno per 3 mesi. È stata veramente molto dura, sia per l’isolamento sia perché continuavo a rimuginare sulla storia appena finita, tant’è che dopo il lockdown sentii il bisogno di andare da una psicologa perché continuavo ad essere infelice e a non sapere bene il perché”.

E andare in terapia ti fece stare meglio?

“Tutto ciò che venne fuori dalla terapia fu che io cercavo inconsciamente di non avere nessuna stabilità nella mia vita a Torino, che ormai mi andasse stretta e non mi rendesse più felice, nonostante gli studi, il posto fisso, la sicurezza economica. Avrei dovuto cambiare qualcosa, ma non sapevo come e soprattutto da dove iniziare, anche perché oggigiorno lasciare un lavoro e una vita stabile non si fa di certo così facilmente”.

Quale fu la svolta?

“Un giorno vidi per caso su RaiPlay una puntata di ‘Non voglio cambiare pianeta’, sul viaggio in bici di Jovanotti in Sudamerica, in cui il cantante parlava di evasione dalla vita di tutti i giorni e di ritrovamento di sé stesso. Ecco, fu come un amore a prima vista per me. Da lì capii che anche io avrei voluto viaggiare in bici alla scoperta di posti nuovi pensando al presente, godendomi ogni dettaglio e attimo della vita all’aperto e della natura. Così comprai immediatamente una bici e iniziai a fare tratte intere solo con questa, portandomi il sacco a pelo e cercando di apprezzare ogni singolo luogo in un modo che prima non avrei mai immaginato. Poi ho deciso, nell’estate 2020, di tornare nella mia città natale, Carbonia, in sella alla mia bici, per oltre 600 chilometri. Qui, dopo meno di un anno, ebbi un’altra illuminazione.”

Quale?

“Decisi che avrei voluto esplorare con la bicicletta la mia regione di provenienza, la bellissima Sardegna, per conoscerla in primis io stesso visto che essendo stato 10 anni a Torino non avevo avuto modo di farlo, e poi per mostrare a tutto il mondo quanto sia bella, con le sue realtà completamente diverse tra loro, sia a livello paesaggistico che per cultura, tradizioni, la cucina. Ma soprattutto volevo fare questo viaggio e  documentandolo attraverso i social proprio per dare un input alle persone che magari si trovavano in un limbo della propria vita, come me prima di tornare in Sardegna. Ecco, il Luca di un anno e mezzo fa avrebbe tanto voluto conoscere il Luca di adesso. Decisi di iniziare questo viaggio il 25 aprile 2021 ma poi ci fu la zona arancione e rimandai al 17 maggio, giorno in cui iniziò questa mia avventura e che si è conclusa solo ieri, 16 gennaio”.

Com’è stato questo viaggio speciale?

“Sarebbe un po’ riduttivo raccontare 8 mesi di viaggio in pochi minuti, di sicuro mi ha arricchito in un modo indescrivibile. Sono partito da Carbonia dividendo la Sardegna verticalmente in 2 parti, zigzagando la parte occidentale salendo e poi quella orientale scendendo, ricongiungendomi alla fine con Carbonia; le ultime tappe sono state Sant’Antioco, Carloforte e Calasetta. Ho dormito in primavera, d’estate e a inizio autunno in tenda, poi ha fatto 2 mesi di pioggia ininterrotti in cui presi acqua a palate essendo comunque contento e convinto di ciò che stessi facendo. Molte persone mi hanno ospitato a dormire da loro”.

Cos’è che ti rendeva felice?

“La natura attorno a me, vedere tutti i singoli particolari millimetrici che vengono persi di vista facilmente, che non vengono apprezzati perché si è convinti di avere tutto, invece il contatto con la natura ti fa capire la sua vera importanza per l’uomo; il fatto che riuscissi a pensare, a ritrovare me stesso e a scoprire una parte di me che ancora non era emersa, io per esempio avevo paura dei cani, adesso li adoro. Un anno e mezzo fa non avrei mai dormito in tenda o comunque in luoghi “pericolosi”, da solo poi. E non ultima, l’ospitalità della gente, il calore umano delle persone che tutti pensano sia un po’ svanito ma non è così, io ne ho trovato molto, tante persone si interessarono al mio viaggio che raccontavo sia dal vivo alle persone delle singole realtà che scoprivo, sia sui social, tant’è che la mia pagina Instagram, www.instagram.com/lucaledda_ è cresciuta tantissimo, e molti mi contattavano quando venivano a sapere che mi trovavo nelle loro vicinanze per fare un tratto di strada in bici con me. Ho conosciuto tantissime persone meravigliose e ammirato paesaggi incantevoli, che mostravo al mondo per dare il valore che merita alla Sardegna”.

Quali sono i progetti per il futuro?

“In questo momento quello di staccare la spina, il corpo ha bisogno anche di riposo e di una sorta di rielaborazione di pensieri e delle energie, so di molte persone che non hanno mai un’ora libera perché hanno quasi paura di pensare e per il fatto che la cultura occidentale spinge a lavorare il più possibile. Invece la bici a me ha fatto capire che bisogna ascoltare il proprio corpo, captarne bisogni e necessità. Poi vorrei informarmi per cercare un lavoro che abbia a che fare con le escursioni, in modo da trasmettere un po’ la mia passione per ciò che ho fatto agli altri. E anche scrivere un libro sulla mia storia, sugli ultimi anni della mia vita, è un sogno che mi auguro di realizzare presto”.