Nell'ambito della rassegna “Il Nobel incontra i Nobel – Grazia Deledda incontra Dario Fo”, il teatro Eliseo di Nuoro ospiterà, sabato 10 novembre alle 21.00, “Mistero Buffo” (di Dario Fo e Franca Rame), promosso dall'Isre e dalla Compagnia Teatrale Fo Rame.

Lo spettacolo viene a cinquant'anni alla prima, che ricorrono a metà del 2019. Mario Pirovano, attore della Compagnia Teatrale Fo Rame dal 1983, reciterà i monologhi originari di Mistero Buffo arricchendo la performance con alcuni dei pezzi che hanno reso lo spettacolo famoso in tutto il mondo.

«Sono felice di tornare in Sardegna ha fatto presente Pirovano -. L’ultima volta nell’Isola fu a Macomer, dove fummo chiamati a portare in scena Mistero Buffo da una Cooperativa di operai, a riprova del fatto che il punto centrale dell'opera è costituito dalla presa di coscienza dell'esistenza di una cultura popolare, e dell’esigenza di una ribellione».

Mistero Buffo, ha aggiunto«Venne eseguito per la prima volta il 30 maggio del 1969 all’Università Statale di Milano, in piena occupazione studentesca. Erano gli anni della rivolta, lo spirito quello del Sessantotto: fu lì che Dario trovò l’occasione giusta per rappresentare un lavoro frutto di anni di ricerche, di appunti, di approfondimenti. Evocava altro, di rivolte contadine e di giullari, ma parlava al presente, ai giovani e al loro futuro: e destava con una scossa tellurica le nostre coscienze».

Una scoperta casuale quella di Pirovano che incontrò Dario Fo e Franca Rame quasi per caso. «Vivevo a Londra ha sottolineato e non mi occupavo di teatro. Quando li sentii per la prima volta andai in camerino, volli conoscerli. Nella lingua, nei gesti, nei personaggi e nelle storie popolari del Mistero Buffo a cui avevo assistito, ritrovavo le atmosfere e le situazioni della mia infanzia contadina. Da allora non li lasciai più. Vissi pure con loro, per dieci anni».

«Il punto centrale dell'opera che portiamo in scena a Nuoroha proseguito Pirovano è costituito dalla presa di coscienza dell'esistenza di una cultura popolare che è stata sempre, secondo Fo, posta in piano subalterno rispetto alla cultura ufficiale . E’ questo uno dei numerosi punti di contatto tra Fo e Grazia Deledda. Entrambi gli autori invitano a questa scoperta, che diventa di stretta attualità nella misura in cui oggi l’uomo non è più consapevole, delle proprie radici, della propria identità e dei propri diritti. Diceva Dario: In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste. Un messaggio più che mai attuale».

«Siamo felici di aver messo due anticonformisti  come Grazia Deledda e Dario Fo a confronto”,   ha dichiarato il Presidente Isre Giuseppe Matteo Pirisi -. Era il 1997 quando l'attribuzione del Premio Nobel a Fo provocò un terremoto. Il premio a un uomo che incarnava l'ostilità a ogni forma di potere dava fastidio. Lo stesso terremoto che avvenne nel 1926, quando Grazia Deledda vinse il prestigioso riconoscimento. Perché entrambe le decisioni imponevano una presa di coscienza del peso mondiale assunto da due artisti, troppo spesso messi ai margini dalla cultura ufficiale, eppure due giganti».