Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, lo scorso 31 dicembre ha scritto al Capo del Governo, per richiamare l’Esecutivo nazionale al rispetto degli impegni assunti all’indomani dell’alluvione che ha devastato alcune aree dell’Isola.

Di seguito, il testo della lettera che – come ha precisato lo stesso Cappellacci – è stata scritta sia in italiano sia in sardo, per rappresentare che quelle indicate sono le istanze di un intero popolo che non chiede assistenzialismo, ma rivendica i propri diritti, per rialzarsi dalle macerie e ricominciare a camminare con le proprie gambe. 

 

<font class="Apple-style-span" face="'times new roman', times, serif" size="4">Qui di seguito la lettera.</font>

 

"Ill.mo signor Presidente,

mancano poche ore alla fine del 2013: un anno duro per il popolo sardo che, già ferito da piaghe antiche, fiaccato da una crisi economica senza precedenti, è stato infine colpito mortalmente dalla tragica alluvione del mese di Novembre.

Nonostante tutto, mai ci siamo rifugiati nell’autocommiserazione né abbiamo domandato privilegi o forme di assistenzialismo che respingeremmo con sdegno, perché incompatibili con i nostri valori e la nostra dignità. Tuttavia, se è vero che ogni volta che la Storia ha chiamato i Sardi non hanno mai fatto mancare il loro contributo di valore, di coraggio e perfino di sangue, non sempre lo Stato centrale ha avuto la giusta attenzione nei nostri confronti, al punto dal suscitare in molti la sensazione che si stia consumando una subdola secessione alla rovescia da parte dei uno Stato che abdica al proprio ruolo e lascia soli i cittadini. Se in generale la questione sarda resta una ferita aperta della Repubblica, in questo particolare e doloroso momento, dopo una tragedia immane, voltare ancora una volta le spalle alla nostra isola avrebbe effetti devastanti per l’intera compagine sociale.

Come ho avuto modo di rappresentarti durante la riunione di oltre un mese fa ad Olbia e di ribadire in diverse lettere, alle quali non è seguita alcuna risposta, l’Isola ha necessità di interventi straordinari per uscire dall’emergenza e per evitare che si ripeta.

In primo luogo, sono indispensabili risorse adeguate sia per ripristinare le infrastrutture sia per restituire un quadro di normalità alle comunità colpite. In secondo luogo, è necessario rivedere altresì i vincoli del patto di stabilità non solo con riferimento all’emergenza in senso stretto, ma anche al fine di poter realizzare le opere per scongiurare nuovi rischi. A tal proposito ricordo che è ancora giacente la nostra richiesta di adeguare il patto di stabilità al nuovo re