Per la morte di Tamara Maccario andranno a processo Gianluca Di Gioia, assessore della Protezione civile del Comune di Assemini dal 2014 e tuttora in carica (detiene anche le deleghe a Opere Pubbliche, Verde pubblico e Decoro Urbano), Mauro Francesco Antonio Moledda e Alessandro Bocchini, responsabili della Protezione civile comunale rispettivamente fino al 2017 e alla data del fatto, il 10 ottobre 2018.

Oggi, martedì 16 giugno 2020, in tribunale a Cagliari, si è tenuta l’udienza preliminare del procedimento penale per il decesso della mamma 44enne annegata dopo che l’auto su cui si stava mettendo in salvo con la sua famiglia dall’esondazione che minacciava la sua casa è stata travolta da un fiume in piena. Il Pubblico Ministero della Procura cagliaritana titolare del fascicolo per disastro, inondazione e omicidio colposi, dott.ssa Rossana Allieri, per questa tragedia che all’epoca ha scosso la Sardegna ha chiesto il rinvio a giudizio per i tre imputati, a cui si contesta di essersi “scordati”, nel piano di protezione civile comunale, della vittima e dei suoi congiunti, come di tutte le aree extraurbane di Assemini, non avendovi approntato alcun sistema di sicurezza né informato la popolazione dell’alto rischio di esondazioni.

Richiesta accolta dal Gip, dott. Roberto Cau, che ha invece respinto l’istanza di proscioglimento dei legali degli imputati, secondo i quali le responsabilità andavano ascritte o quanto meno ripartite con altri enti e altre figure, a cominciare da quella del sindaco: nessuno dei tre ha chiesto riti alternativi. I familiari della signora Maccario, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A, si sono costituiti parte civile, con l’Avv. Marcello Serra, del foro di Cagliari - costituzione che è stata ammessa - e si aspettano giustizia. La prima udienza dibattimentale del processo è stata quindi fissata per il 26 ottobre 2020.

La donna, il marito e le tre figlie quella “maledetta” sera avevano deciso di lasciare la loro casa, nelle campagne di Assemini, in località Sa Traia, per mettersi in salvo: il Rio Giaccu Meloni, che dista dall’abitazione 50 metri, sotto la furia del maltempo che sferzava l’Isola si stava ingrossando sempre più. Dopo cena l’intera famiglia è salita sulla sua Peugeot Partner Tepee per allontanarsi, ma percorrendo la strada comunale Assemini Sestu che costeggia il canale, l’auto è stata travolta e trascinata via dalla piena, finendo nel fiume. Il marito e le figlie della vittima, due delle quali minori, sono riusciti miracolosamente a uscire dall’abitacolo e salvarsi: la ragazza più grande è stata ritrovata aggrappata a un albero ed è stato proprio un residente che l’ha sentita chiedere aiuto a dare l’allarme ai soccorsi. Per mamma Tamara, invece, non c’è stato nulla da fare: dopo una notte di ricerche dei sommozzatori dei carabinieri, il suo corpo senza vita è stato recuperato alle 9 del mattino seguente, sulla strada che costeggia il Rio Sa Mura, a 300 metri in linea d’aria da dove era stata avvistata la vettura, spinta dalla corrente a diversi km di distanza.

Sconvolti dal dolore, i suoi cari hanno lamentato da subito, tra le altre cose, di non aver mai ricevuto alcun avviso di allerta meteo, e solo in seguito, al solito troppo tardi, sono stati installati gli appositi cartelli. Per fare piena luce sui fatti ed eventuali responsabilità, attraverso l’Area manager e responsabile della sede di Cagliari, dott. Michele Baldinu, si sono quindi affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Anche perché la Procura di Cagliari aveva appunto aperto un fascicolo, inizialmente contro ignoti. Ma poi, sulla scorta delle indagini del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale, nucleo investigativo di Cagliari, il Pm ha indagato e quindi chiesto e ora ottenuto il processo per l’assessore Di Gioia e i due responsabili della Protezione Civile “per avere causato la morte di Tamara Maccario per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia”.

Pur essendo la zona dove si è verificato il decesso indicata nel P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico) a massimo rischio idraulico e idrogeologico H14 E R14 e quella dov’è ubicata la casa della famiglia della vittima individuata nel Piano di Protezione Civile del Comune di Assemini come zona a rischio esondazioni (e come tale correttamente riportata nelle relative carte) - scrive la dott.ssa Allieri nella richiesta di rinvio a giudizio -, gli imputati, responsabili e/o preposti alla pianificazione della Protezione Civile, prevedevano e impostavano il relativo Piano includendo le sole aree in ambito urbano, non prevedendo alcun approntamento di sistemi di sicurezza anche nelle zone extraurbane, seppure definite e riconosciute ad alto rischio alluvione; omettevano altresì di informare la popolazione della classificazione della zona di Sa Traia come ad elevato rischio esondazione; omettevano di predisporre una cartellonista in prossimità del ponte Riu Giancu Meloni che indicasse l’effettivo e concreto rischio di esondazioni”.

Pertanto - conclude il magistrato -, in occasione dell’evento meteorologico del 10 ottobre 2018, l’attivazione del piano della Protezione Civile del Comune di Assemini limitava l’intervento nelle zone extraurbane a un monitoraggio, senza che venisse fornita alcuna informazione ulteriore alle persone residenti nella zona di Sa Traia del pericolo incombente e delle precauzioni da prendere, soprattutto alla luce dell’inadeguatezza del ponte sul Rio Giancu Meloni a sopportare un evento di quella portata”. Esattamente le omissioni fatali segnalate dal marito di Tamara e da Studio3A che oggi hanno ricevuto una prima, importante risposta dalla giustizia.