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Sembrava un evento straordinario, un nubifragio senza precedenti nell'arco di 700 anni. Anche per questa ragione è rimasto senza colpevoli, davanti ai giudici, il disastro provocato dall'alluvione che esattamente 10 anni fa devastò Capoterra, provocando la morte di quattro persone, più una quinta nell'hinterland del capoluogo sardo.
Da quel 22 ottobre 2008 la Sardegna ne ha collezionate almeno una ogni cinque anni, sempre in autunno, l'ultima il 10 e 11 ottobre scorsi, la precedente il 18 novembre 2013, costata la vita a 16 persone. Oggi la tragedia di Capoterra è al centro di un convegno della commissione idraulica dell'Ordine degli ingegneri della provincia di Cagliari, organizzato d'intesa con la Rete delle professioni tecniche della Sardegna per una riflessione su quanto resta ancora da fare per contenere il rischio idrogeologico dell'area.
Nel processo, con 150 parti civili, che si era aperto a Cagliari la prima sezione del tribunale aveva assolto, dopo nove anni, le otto persone accusate di inondazione colposa e omicidio colposo, fra i quali l'ex sindaco di Capoterra, responsabili del Genio civile, dell'Anas e della Protezione civile e della Cooperativa Poggio dei Pini. Eppure, durante le udienze emerse un quadro di assoluta disorganizzazione fatto di allarmi non diramati e centri operativi mai attivati.
Quel giorno di 10 anni fa morì sulla SS 195 (la strada che ha subito crolli nell'alluvione del 10-11 ottobre scorsi) Anna Rita Lepori 51 anni, insegnante all''istituto alberghiero di Pula, che tutti i giorni viaggiava da Iglesias, il cui corpo fu recuperato solo alcuni giorni più tardi. Così accadde per quello di Antonello Porcu, ingegnere della Asl di Cagliari, morto con la suocera Licia Sulis, 77 anni, che era in auto con lui a Poggio dei Pini. La quarta vittima, Speranza Sollai, 85 anni, era annegata in uno scantinato allagato a Capoterra. Alle quattro vittime della zona si aggiunse Mariano Spiga, 66 anni, di Sestu.
Dieci anni fa la stazione pluviometrica di Capoterra paese registrò 441,2 millimetri di pioggia in meno di quattro ore, a fronte di una piovosità nell'area di 544 millimetri l'anno. Un evento improvviso che i giudici hanno considerato imprevedibile. Tutti gli operatori del sistema della Protezione civile regionale furono colti di sorpresa restando disarmati anche perché a Capoterra non era mai stato attivato il centro operativo comunale della protezione civile.
Circa 150 persone, seguendo un'ordinanza del sindaco di Capoterra, avevano dovuto abbandonare le loro abitazioni a Rio San Girolamo. La zona, pesantemente colpita dal nubifragio era a rischio per il deflusso, anche se controllato, dell'acqua proveniente dal bacino di Poggio dei Pini. La località residenziale era rimasta isolata: le strade d'accesso erano diventate intransitabili e in tutte le case mancava la corrente elettrica, l''acqua, ed erano saltate le linee telefoniche.
Nel 2015 si è chiuso un altro processo collegato a quell'alluvione: sei persone sono state condannate (da sei mesi a un anno di reclusione) per aver chiesto risarcimenti per danni non subito, con false dichiarazioni. Erano accusate, a vario titolo di tentata truffa o truffa nei confronti della Regione Sardegna. L'anno scorso l'attuale amministrazione regionale ha inaugurato il primo lotto dei lavori conclusi per la messa in sicurezza del Rio San Girolamo, cofinanziati dall'Ue con 50 milioni di euro per mitigare il rischio idrogeologico nelle frazioni costiere di Capoterra e a Poggio dei Pini, esposte a un rischio classificato con la categoria Ri4 (molto elevato) dal Piano di Assetto Idrogeologico della Regione.
"Gli eventi delle ultime settimane hanno, purtroppo, confermato che resta ancora tanto da fare", hanno sottolineato stamane Pasquale Garau e Fabrizio Porcedda, rispettivamente coordinatore e referente della commissione idraulica dell'Ordine degli ingegneri della provincia di Cagliari, "per risolvere le criticità idrogeologiche dell'area".