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«Anche io aderisco alla protesta dei pastori sardi però in quest’azienda non ho maiali quindi se lo beve il cavallo il mio latte di pecora che con sacrifico ho munto stasera e con una spesa che si aggira intorno ai 10-15 euro. Dunque io volevo dire a quei fenomeni che su Facebook dicono che il nostro latte, piuttosto che essere buttato per terra, deve andare alle persone bisognose della Caritas, voglio proporre una cosa: domani mattina vengono da me, io vado io da loro, le porto 20 litri di latte di pecora. A quel punto loro lo bevono ma si nde lu butant si nche lu torrant a papare perché non stiamo parlando del latte di mucca, non stiamo parlando del latte pastorizzato, perché il latte di pecora è uno dei più grassi che esista e difficilmente digeribile. Dunque se non è pastorizzato o lavorato o trasformato in formaggio, tu non lo bevi! Quindi smetti di fare il fenomeno che, magari, possiamo andare anche d’accordo. Questa cosa deve sensibilizzare tutti: che sia un impiegato pubblico, che sia un pensionato, ma dobbiamo essere uniti e forti».
E questo il messaggio lanciato da Andrea Rosas di Pozzomaggiore, in un video postato ieri sul suo profilo Facebook e subito diventato virale.
Noi di Sardegna Live lo abbiamo sentito per capire com’è nata quest’idea: «Nasce dall’idea di aderire a una protesta di una categoria di cui faccio parte io e tutta la mia famiglia. Dunque anche per sensibilizzare le persone che non conoscono il problema perché la protesta è partito in un modo, ma è stata fraintesa dalle persone che hanno che ci dovevamo vergognare dal momento che il latte si poteva tranquillamente destinare ad altre persone in maniera gratuita».
«Io sono del parere che un operaio o un impiegato che non viene retribuito nella maniera adeguata non è che va dal titolare poi a fare delle ore in più. No! Protesta facendo delle ore in meno, così crea un disagio. Perché dovremo regalare il frutto del nostro sacrifico? A parte che il latte di pecora non è un latte di mucca che tu puioi bere tranquillamente. È un latte che, per essere consumato, deve essere pastorizzato o trasformato in formaggio o in qualsiasi altro tipo di prodotto».
«Poi ci sono – ha aggiunto Rosas – le persone che ci accusano del fatto che noi possiamo trasformarlo in formaggio e venderlo noi. Non è così perché con le leggi della sanità che ci sono in vigore, io a casa mia non posso produrre una forma di formaggio perché sennò domani mi arrivano i Nas e mi arrestano. Non è una situazione semplice da capire e io lo capisco. Però, se non si ha la certezza di dire le cose come stanno magari allora è meglio fare silenzio».
Cosa pensi della protesta attuata oggi?: «È brutto dirlo perché uno spreco frutto del nostro lavoro. Non stiamo andando a prendere il latte a nessuno e buttarlo nelle strade. È il nostro sacrifico e noi, di nostra volontà, lo stiamo buttando per le strade. Non stiamo privando di niente a nessuno e, soprattutto, non stiamo facendo un dispetto a nessuno».
Qual è il tuo appello?: «Dobbiamo dare dimostrazione, almeno per una volta, di essere una categoria di persone unite e che raggiungeranno il proprio scopo con questo tipo di protesta. Tutte le persone che ci criticano devono appoggiarci e non fare in modo che le persone che stanno protestando perdano la voglia di continuare a protestare».