Secondo la “Dichiarazione universale dei diritti dell’animale” l’abbandono è un “atto crudele e degradante”; è il gesto più deplorevole e vigliacco di un essere umano nei confronti di un animale.

Sebbene l’abbandono integri una fattispecie di reato punibile anche con l’arresto fino ad un anno di carcere e multe fino a 10.000 euro, la legge sembra non avere un effetto deterrente nei confronti di questa pratica abietta che costituisce una causa importante del randagismo.

“Il valore del possesso responsabile resta ancora sostanzialmente incompreso – sottolinea Daniela Mulas, presidente dell’Ordine Medici Veterinari di Nuoro -. Sono infatti ancora numerosissimi i casi di abbandono di animali e moltissimi sono i cani di proprietà non identificati e non iscritti all'anagrafe canina e, soprattutto nelle zone rurali, sono molti i cani di proprietà lasciati incustoditi che, riproducendosi senza controllo, contribuiscono ad alimentare il randagismo derivante dalla illegale e crudele abitudine di abbandonare le cucciolate indesiderate”.

“In Sardegna – riferisce Mulas - il bollettino degli animali abbandonati conferma la triste realtà di un fenomeno che non accenna a diminuire e che anzi ha assunto sfaccettature sempre più inquietanti. A Oristano l’ennesimo atto criminale nei confronti di animali indifesi è frutto della mancanza di civiltà e arretratezza culturale che sono all’origine di un gesto scellerato che nessuna motivazione può giustificare. Ancora oggi troppo spesso gli animali vengono considerati giocattoli da usare finché divertenti e di cui sbarazzarsi quando diventati un impiccio ed un impegno.  L’adozione o l’acquisto di un animale è frutto di una spinta emozionale, ben lontana dalla consapevolezza delle responsabilità che ciò comporta”.

“I randagi detenuti nei canili e rifugi comunali o privati del territorio regionale – dice ancora la presidente - sono figli dell’ennesima sterilizzazione mancata, provengono da cucciolate private o sono cani adulti illecitamente abbandonati, che sfuggono al censimento e accrescono le fila dei randagi. La questione va affrontata alla radice e più che la repressione serve l'educazione dei cittadini e la promozione davvero efficace del possesso responsabile, unico vero rimedio alla piaga del randagismo, che negli abbandoni e nella riproduzione incontrollata trova il proprio alimento”.

Mulas conclude: “In un'ottica di cooperazione e reciproca integrazione tra veterinaria pubblica e privata, i Veterinari liberi professionisti” nel loro ruolo di primo contatto con il proprietario dell’animale, possono rappresentare una risorsa professionale e organizzativa di enorme valenza per affermare i valori di una corretta convivenza tra animali e uomo, basata sulla conoscenza e sul rispetto degli animali, sulla tutela della loro salute e dell’ambiente in cui vivono”.