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“Ci sorprende che il Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, oggi candidato alla carica di Presidente della Regione, riesca a mistificare la realtà dei fatti accaduti nel 2019 in occasione dell'organizzazione del Sardegna Pride. Abbiamo ascoltato l’intervista che il giornalista Klaus Davi ha fatto a Paolo Truzzu dove, con nostra estrema sorpresa, il Sindaco ha dichiarato che si impegnò, inviando una nota d’indirizzo, con il Comando della Polizia Municipale di Cagliari affinché non venisse richiesta la somma di euro 7.540 disapplicando così il “Regolamento Comunale per i servizi resi dalla Polizia Locale a carico di terzi”, spiegano i rappresentanti dell’Arc in riferimento alle dichiarazioni del sindaco Truzzu candidato alla presidenza della Regione.
“Non entriamo nel merito sulla possibilità di un Sindaco di fermare o meno un atto amministrativo, ma precisiamo che il Sardegna Pride del 2019 è stato realizzato in seguito alla tenacia delle associazioni organizzatrici, che non si sono arrese davanti ad una violazione della Costituzione e del diritto a manifestare e grazie anche alla straordinaria solidarietà mostrataci da tutta l’Italia.
Tenacia premiata con la sentenza 142/2019 del TAR di Cagliari che, accogliendo il tempestivo ricorso presentato dall’avvocata Giulia Andreozzi (consigliera di opposizione), ha bloccato la richiesta giunta dal Comando della Polizia Municipale, e che ha ristabilito il principio costituzionale di manifestare senza subordine al pagamento di qualsiasi somma”.
L’Arc precisa che: “Sempre per la stessa manifestazione, si presentarono ulteriori ostacoli posti dallo stesso Comando, superati solo dopo la riunione del Comitato Provinciale di Pubblica Sicurezza convocato dall’ex Prefetto Bruno Corda e che ha visto partecipi tutti gli organi preposti e le persone volontarie dell’organizzazione. Anche in questo caso Cagliari e il Sardegna Pride sarebbero stati gli unici, su 31 Pride in programma nel 2019 in Italia, ad avere delle limitazioni sul percorso e sui mezzi utilizzati per lo svolgimento della manifestazione. Pride che vide la partecipazione di 30 mila persone, molte delle quali scese in piazza anche come forma di protesta contro una richiesta singolare e antidemocratica! Notiamo che, tra le persone dell’amministrazione comunale e regionale che hanno partecipato al Sardegna Pride 2019 e a quelli successivi, con ruolo istituzione o come libere cittadine, sicuramente non figura il Sindaco Truzzu”.
“Capiamo la necessità del Sindaco uscente di apparire all’avanguardia, ma lo invitiamo a essere più preciso: il Sardegna Pride, per fortuna, non ha bisogno dell’intercessione di un Sindaco, specialmente se gli atti preposti dall’Amministrazione violano la Costituzione”, precisano gli organizzatori del Sardegna Pride, “infine, limitandoci a citare l'occasione sprecata per approvare la mozione che chiese nel 2022 l'attivazione della carriera alias per dipendenti del Comune, che il Sindaco ritenne non essere una necessità sufficientemente "concreta" da meritare approvazione, invitiamo lui e le altre persone candidate a non strumentalizzare questioni di vitale importanza a scopi propagandistici”.
Un messaggio arriva anche per Valerio Scanu. “Rivolgiamo un augurio di felicità a Valerio Scanu, tirato in ballo durante l'intervista per parlare di matrimoni."
"Purtroppo no, Sindaco: anche grazie allo schieramento politico che rappresenta, in Italia non ci si può ancora sposare tra persone dello stesso sesso, ultimo paese in Europa, sorpassato anche dalla Grecia che ha legiferato favorevolmente proprio ieri”.
"Grazie ad un mio intervento si è potuto tenere il gay pride a Cagliari - aveva detto Truzzu ai microfoni di web talk Klauscondicio intervistato dal giornalista Klaus Davi - Non l'ho mai bloccato, anzi il primo anno quando ero appena stato eletto era entrata in vigore una nuova norma per cui per fare il gay pride gli organizzatori dovevano sostanzialmente pagare 20 mila euro per poter garantire il servizio della polizia municipale".
"Non c'era ancora la giunta e non potevamo fare una delibera, allora io ho parlato di mio pugno con il comandante della polizia municipale prendendomi la responsabilità e dicendogli che era giusto che non pagassero nulla perché era un esercizio delle proprie opinioni, una manifestazione di libertà che io non condivido, ma era giusto che chi aveva quelle posizioni potesse manifestare", aveva affermato il sindaco di Cagliari e candidato alle prossime elezioni regionali in Sardegna.