Un gruppo spontaneo di cittadini, che fanno capo alle diverse associazioni che si battono per i diritti della campagna e contro le storture del sistema finanziario, ha impedito ieri mattina l'esproprio di una proprietà di 65 ettari ai danni di una famiglia di Ardara.

La contestazione pacifica si è svolta all'ingresso della azienda agricola nel momento in cui si è presentato l'ufficiale giudiziario in compagnia di un funzionario dell'Istituto vendite giudiziarie.

"Chiediamo che venga riaperta la trattativa di vendita e che venga posto rimedio a numerose storture compiuti ai danni di questa famiglia, che ha superato i momenti di maggior difficoltà economica e non merita di essere privata della sua unica fonte di sostentamento", hanno spiegato alcuni rappresentanti del gruppo che ieri hanno consentito con il loro intervento un ulteriore rinvio dello sfratto almeno fino al 15 luglio.

I proprietari dell'appezzamento di terreno, all'interno del quale si trova l'abitazione di famiglia, ma anche tutti i mezzi e le strutture utili all'attività agricola e zootecnica, hanno contratto un mutuo nel 2001, ma nel 2008 si sono dovuti arrendere alle difficoltà economiche, interrompendo la restituzione del finanziamento ottenuto. Hanno cercato di dialogare con la banca, chiedendo una rinegoziazione e condizioni che permettessero loro di restituire quanto dovuto, ma ormai era troppo tardi, visto che la loro proprietà era stata già messa all'asta. Nel frattempo l'azienda è stata venduta per una cifra poco superiore ai 150 mila euro.

"Molto meno rispetto alla cifra che la famiglia è disposta a pagare pur di mantenere la propria casa e il proprio lavoro - dicono gli esponenti del gruppo che ieri mattina hanno bloccato lo sfratto -. Ecco perché riteniamo che non sia giusto che l'ufficiale giudiziario proceda".