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La Sagra delle castagne e delle nocciole, giunta alla quarantaquattresima edizione, offre ancora una volta l'occasione per attrarre migliaia di visitatori in uno dei centri più caratteristici della Sardegna.
Aritzo è da sempre una meta per i turisti che scelgono, in tutti i periodi dell'anno, di soggiornare nel ritaglio del verde che l'avvolge e nell'impianto architettonico che l'abbellisce ma, nell'ultima domenica di ottobre, le centinaia di bancarelle e gli stand espositivi posizionati lungo tutta la via principale, le tonnellate di castagne, la carapigna, i prodotti, i profumi e i sapori della tradizione diventano gli elementi che sostengono un'iniziativa che nasce in tempi lontani, prima che Autunno in Barbagia la includesse nel suo circuito e prima ancora che a Desulo si desse vita alla Montagna Produce.
L'artigianato aritzese fa bella mostra in diversi punti allestiti all'interno delle case e negli angoli che hanno conservato il fascino dell'antico. Gli operatori del comparto agroalimentare intensificano l'offerta, con degustazioni apprezzate dai visitatori che assaggiano sa carapigna ma anche i salumi e i formaggi, il pane e i dolci, oltre a fare incetta di castagne, noci, nocciole. Il torrone di Aritzo è un altro marchio di fabbrica che consente ai commercianti del paese di esportarlo nelle località turistiche durante l'estate e nelle feste dell'isola. Cultura e spettacoli sono l'anima dell'evento che offre la possibilità di visitare l'edificio del Seicento che, fino agli anni Quaranta del secolo scorso, era adibito a carcere di massima sicurezza e caratterizzato da un sottopassaggio di origine spagnola chiamato sa bovida. Tappa d'obbligo al Castello Arangino, costruito nel 1917 in stile gotico.
Il museo etnografico della montagna mette in mostra le maschere tradizionali del paese e non solo, in uno spazio molto visitato, e anche nella Chiesa di San Michele Arcangelo, si apprezzano le opere di Antonio Mura, pittore e incisore aritzese tra i migliori artisti sardi del Novecento, mentre nel laboratorio di Ottavio Pranteddu c'è l'esposizione permanente dei suoi mosaici. Nelle strade di Aritzo, le voci del coro Bachis Sulis animano il sabato pomeriggio che precede il concerto dei Cugini di Campagna mentre per tutta la domenica sul palco si alternano artisti e gruppi folk presentati da Giuliano Marongiu e Benito Urgu.
Il ruolo ricoperto da Aritzo nella storia dei paesi dell'isola è di rilevante importanza. Il commercio del legname di castagno, ciliegio, noce e rovere e quello della neve, ha aperto quel “viaggio” che ha messo in relazione gli abitanti di questo centro con il resto della regione. Quella che viene definita la Sagra del bosco necessita di un'organizzazione eccezionale, considerato l'afflusso di massa che si concentra già dal sabato e che raggiunge numeri impressionanti nella giornata di domenica. «La gente - dice il presidente della Pro loco Libero Loi - oltre che alle bellezze del paesaggio apprezza l'ospitalità con cui viene accolta e gradisce le castagne che vengono offerte a tutti gratuitamente». Il Comune guidato dal sindaco Augusto Pili, la Pro loco e le associazioni che operano nel paese hanno saputo rispondere con consolidata esperienza alle mille necessità.
«Anche quest'anno - dice il sindaco Pili - nonostante la moltitudine di persone arrivate ad Aritzo in occasione della Sagra siamo riusciti ad offrire una giornata all'insegna della gastronomia, della cultura e del folklore della Sardegna. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato per l'organizzazione dell'evento e tutti i visitatori e turisti che ancora una volta hanno scelto Aritzo per passare una giornata in montagna». Il Dizionario Angius Casalis fa riferimento «all'esclusiva incombenza di raccogliere e incettare la neve nei mesi di marzo e aprile, che poi viene conservata in piccoli magazzini appositamente edificati sino a tutto ottobre». Si trattava di una vera e propria industria che è all'origine di un prodotto rinomato al quale Aritzo dedica una Sagra nel mese di agosto, sa carapigna, il sorbetto tradizionale.