Il giallo finirà domani. Il nome del porto italiano che dovrà ospitare le operazioni di trasbordo di armi chimiche siriane dal cargo danese o norvegese all'americana Cape Ray sarà annunciato in Parlamento, durante l'audizione alle Commissioni Esteri e Difesa del ministro degli Esteri Emma Bonino, delle Infrastrutture Maurizio Lupi e del direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, venuto a spiegare le fasi dello smaltimento dell'arsenale chimico di Bashar al Assad.

Finirà il giallo e si placheranno le speculazioni, che da settimane accreditano questo o quel porto in diverse regioni d'Italia, alimentando le preoccupazioni per gli eventuali rischi ambientali e per la salute. Nei giorni scorsi sono infatti state citate - ma mai in modo ufficiale - Brindisi, Gioia Tauro, Augusta e due località sarde, Cagliari e l'isola di Santo Stefano, ex base americana nell'arcipelago della Maddalena. Le amministrazioni locali - il capoluogo sardo in primis - hanno quindi alzato la voce con il governo per impedire che la Sardegna diventi "la pattumiera d'Italia".

Secondo il presidente del Partito Sardo d'Azione, Giacomo Sanna, la scelta sarebbe caduta proprio su Cagliari. Lo stesso Sanna aveva denunciato nei giorni scorsi un passaggio di armi da Santo Stefano a Palau a bordo di traghetti Saremar, paventando il pericolo di "un eventuale stoccaggio delle armi chimiche proveniente dalla Siria nell'isola di Santo Stefano".

Il governatore Ugo Cappellacci ha quindi disposto che la compagnia sarda di navigazione "non presti alcuna collaborazione a operazioni che possano essere connesse o anche solo indirettamente riconducibili all'operazione" e definito "scellerata" la possibilità che i gas di Assad finiscano in Sardegna, "diffidando il governo dall'assumere iniziative contrarie alla nostra volontà".