Sono ore frenetiche quelle che hanno accompagnato la notizia della cattura di Graziano Mesina la scorsa notte, a Desulo. L'ex primula rossa è stato catturato a seguito di un “blitz silenzioso” intorno alle 2,30-3, tra via Nuoro e contrada Gennargentu, nascosto nell'abitazione di due coniugi. Era latitante dal 3 luglio 2020, quando fuggì dalla sua abitazione a Orgosolo così da non scontare la pena in via definitiva a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Da allora le ricerche non si sono mai fermate e dopo un anno e mezzo Mesina, che figurava fra i sei superlatitanti italiani, è stato scovato dai militari del Ros assieme ai colleghi del Gis del Comando provinciale di Nuoro. 

Secondo quanto riferito dai carabinieri, “Grazianeddu” sarebbe stato “tradito dalle mosse di un favoreggiatore”. Quando i militari hanno fatto irruzione nell'appartamento in cui dormiva lo avrebbero trovato a letto con addosso i vestiti. “Evidentemente era una sua abitudine”, hanno commentato. “Era solo e non ha opposto resistenza, non era armato ed è stato trovato in possesso di 6mila euro”, hanno aggiunto in dettaglio gli investigatori, che ritengono Mesina non si trovasse da tantissimo tempo in quell'abitazione, un terratetto.

Alle prime luci dell'alba la notizia è rimbalzata sui social, facendo il giro dell'Isola e del Paese. “Avremmo fatto a meno di questa pubblicità”, ha ammesso a Sardegna Live il sindaco di Desulo Gian Cristian Melis. “Tuttavia - aggiunge - i fatti sono accaduti qua, e per quanto siano cose spiacevoli posso dire che l'operazione delle forze dell'ordine è stata effettuata in maniera chirurgica e che nessuno si è fatto male, perciò va bene così”.

Una notizia, che, racconta il primo cittadino, “ha colto di sorpresa l'intera comunità. Nessuno si è accorto di nulla, né ha capito cosa fosse successo”. E' a tal proposito che in tanti avanzano dubbi riguardo il silenzio intorno alla vicenda, accusando gli abitanti desulesi e più in generale i sardi di omertà. “Quando ci sono temi come quelli legati alla giustizia o questioni di cronaca nera si fa sempre in fretta a diventare tutti giudici - risponde Melis -. Io dico soltanto che la responsabilità penale è personale. Troppo facile fare morale spicciola senza conoscere le vicende e i paesi nei quali siviluppano”.

E aggiunge: “Ritengo che i sardi non siano una popolazione omertosa, come non lo è quella desulese. Questi eventi riguardano i singoli e non coinvolgono necessariamente il resto della comunità. Sono situazioni troppo complesse da poter liquidare in due battute. Lascerei le indagini sociologiche a chi si occupa di sociologia e non di certo ai leoni da tastiera”.

Nei guai anche i coniugi che ospitavano il bandito (entrambi presumibilmente sulla cinquantina), finiti in manette e per i quali bisognerà attendere l'esito del processo. E' proprio il primo cittadino che si occuperà della difesa della coppia: “Non posso sbilanciarmi più di tanto - afferma -. Sotto il profilo processuale posso dire che oggi sono stati chiesti i termini a difesa e l'udienza è stata aggiornata a martedì 21 per la scelta del rito e per il proseguo dell'attività processuale”.

Nel frattempo i due sono stati ristretti fra le mura di casa: “Ad entrambi sono stati dati gli arresti domiciliari con autorizzazione per la signora Puddu di uscire dalle 8 alle 10 per attendere alle normali funzioni di vita quotidiana”. E chiarisce: “Io conosco gli individui interessati come bravissime persone e cittadini rispettosi, e ritengo pertanto - conclude l'amministratore - che nessuno possa permettersi di dare giudizi morali senza conoscere i fatti”.