Per gli investigatori, i componenti del commando che lunedì sera ha assaltato con una ruspa il caveau della Mondialpol di Sassari, erano tredici. Sette sono entrati nell'edificio, hanno imbustato i soldi e li hanno caricati sul furgoncino che attendeva col motore acceso.

Quattro hanno sparato a raffica contro la facciata, le finestre e le uscite del "fortino" di Caniga. Altri due si sono occupati di bloccare le vie di accesso al traffico. Tutti armati fino ai denti. Un giovane che abita lì vicino si è trovato a passare in auto e si è trovato un fucile puntato in faccia: ha provato a spiegare che non c'era bisogno, che non intendeva reagire, è stato colpito con un pugno in testa.

Guardato a vista, ha approfittato del momento di concitazione massima - quando per il commando era quasi ora di andar via - per dileguarsi. Gli inquirenti non confermano la sua versione, come non si sbilanciano sul racconto di altri due uomini, padre e figlio, fermati da uno dei malviventi.

Voleva portargli via la macchina e metterla a disposizione della banda per la fuga, ma il figlio, che guidava, ha ingranato la marcia ed è scappato. Il rapinatore avrebbe sparato contro l'auto e i due sarebbero illesi per miracolo. Certo è che quello entrato in azione pochi minuti prima delle 19.52 di avantieri era un gruppo di professionisti.

Provenienti dal centro e dal nord Sardegna, conoscono il territorio come le loro tasche e sanno attraversare il sistema viario secondario a occhi chiusi. Ma il commando ha ramificazioni in tutta l'Isola: l'autorimorchio usato per trasportare l'escavatore è stato rubato il 21 febbraio a Macchiareddu, nella zona industriale di Cagliari.

E la benna risulta trafugata lo stesso giorno a Capoterra, nel cantiere della nuova statale 195. Con i cantieri chiusi, hanno avuto tutto il tempo di imboccare la 131 e fare un unico viaggio, di notte, senza sosta.

Gli investigatori sono concentrati anche su un altro aspetto: bravi, bene organizzati, determinati, addestrati militarmente, ma i rapinatori erano, soprattutto, molto bene informati. Chi, come e perché possa aver fornito loro notizie così dettagliate sull'edificio, sull'organizzazione, sui sistemi di sicurezza, sulla presenza di tutto quel denaro, quel girono, a quell'ora, in quel punto rivelatosi improvvisamente così vulnerabile, è un mistero che andrà chiarito al più presto.

Prima che sia troppo tardi per arrivare al commando che lunedì ha messo a segno il colpo più clamoroso mai registrato in Sardegna ma anche in Italia ai danni di un istituto di vigilanza: un bottino di ben 11 milioni di euro.