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Guardie giurate in piazza a Sassari e Cagliari per chiedere l'intervento dello Stato dopo l'assalto armato di venerdì scorso alla sede Vedetta 2 Mondialpol di Sassari. Gli agenti di sicurezza fiancheggiati dai sindacati hanno manifestato davanti alle prefetture di Sassari e Cagliari nella giornata di sciopero proclamato dalle sigle Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs.
La sensazione denunciata è quella di sentirsi abbandonati dallo Stato, in balia di bande di malviventi organizzate in maniera militare, privi delle dotazioni necessarie per difendersi. Gli operatori del settore lamentano inoltre la mancanza di veri piani di intervento coordinati con le forze dell'ordine. Una delegazione dei manifestanti è stata anche ricevuta dai rappresentanti del governo, al quale sono state presentate le richieste.
"Lo Stato è il grande assente da questa vicenda, venerdì a Sassari si è rischiato tantissimo. Stato che ha deciso di non presidiare il territorio ma soprattutto di non proteggere le guardie giurate e gli istituti di vigilanza cui è stata negata la dotazione di armi più adatte per difendersi e rispondere a queste situazioni", dichiara Cristiano Ardau, segretario generale Uiltucs Sardegna. "Venerdì siamo rimasti sotto attacco terroristico, con un commando ben addestrato militarmente. È mancato un piano di emergenza con un adeguato protocollo di sicurezza per poter fronteggiare queste situazioni. Noi non possiamo fronteggiare un commando che usa armi da guerra ed esplosivi, siamo dotati solo di armi corte e fucili calibro 12. Nonostante tutto, con il nostro servizio abbiamo garantito il pagamento delle pensioni e delle quattordicesime in tutto il nord Sardegna e nella provincia di Nuoro. Chiediamo di avere aiuti e vicinanza delle istituzioni e delle forze dell'ordine", dice Antonio Piredda, agente della Vedetta 2 Mondialpol.
"I lavoratori della sicurezza svolgono un'attività centrale per la vita di tutti noi, e questo non è percepito fino in fondo", sostiene il segretario generale della Cgil di Sassari, Massimiliano Muretti. "Altra questione è la gestione complessiva dei soldi, appaltata senza verificare se esistano le condizioni generali di sicurezza e riferirsi a normative che risalgono al 1940 è un limite che mette a rischio l'incolumità dei lavoratori e ci fa ricadere ogni paio di anni in questa condizione".