Nella trascrizione dell'intercettazione fatta fare dall'accusa veniva scandito un nome "Robertì" che per carabinieri e Procura di Nuoro era Roberto Fenudi, 61 anni, accusato di essere il mandante delle fucilate contro la casa dell'ex sindaco di Ottana Giampaolo Marras e della bomba in municipio esplosa il 24 settembre 2010.

Invece nei nastri quel nome non c'è, come chiarito dai periti del tribunale. Questa potrebbe essere una delle motivazioni che hanno convito i giudici della Corte di Cassazione ad assolvere l'operaio, arrestato nel 2012 dopo 230 giorni di latitanza.

Dopo due condanne a 6 anni e 8 mesi emesse dal Tribunale di Nuoro e dalla Corte d'Appello di Sassari, un primo annullamento con rinvio, e una terza condanna della Corte d'Appello di Cagliari, la Suprema Corte ha assolto Fenudi nel merito per non aver commesso il fatto.

Tra carcere e domiciliari ha trascorso in arresto tre anni. Assieme a lui la Cassazione ha assolto nel merito anche l'allevatore di Noragugume, Giampiero Argiolas, ucciso successivamente in un agguato nel 2015.

Anch'egli non c'entrava nulla con gli attentati all'ex sindaco. Confermata, invece, la condanna per Maurizio Sedda, di Ottana, sette anni già scontati, mentre suo nipote Yuri Sedda è stato assolto per le fucilate e ora dovrà tornare in Corte d'Appello per la vicenda della bomba nel municipio.

L'arresto dopo la latitanza dell'ex chimico dell'Enichem, Roberto Fenudi, fece molto scalpore perché aveva già scontato 22 anni di carcere per una condanna del 1982, nel processo alla Superanonima, per i sequestri dei fratelli Giorgio e Marina Casana, sequestrati sulla costa nell'estate del '79 e liberati dopo qualche mese col pagamento di un riscatto di mezzo miliardo di lire.

Quando scattò l'ordine d'arresto, chiesto dal pm Luca Forteleoni, per gli attentati al sindaco di Ottana, Fenudi decise di darsi alla macchia per oltre sette mesi, sino a quando si costituì in vista del processo. Tre condanne e ora la Cassazione ha stabilito che era estraneo alla vicenda.