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L'ipotesi fa rabbrividire: trentatré comuni sardi a rischio di estinzione nei prossimi quarant'anni. Da diversi anni si parla di spopolamento delle zone interne della Sardegna e in tanti hanno denunciato l'inadeguatezza della politica. Agli annunci e ai proclami però non sono seguiti i fatti e oggi ci si trova nel mezzo di uno scenario desolante.
CONVEGNO E DENUNCIA Il problema è stato affrontato ad Austis in occasione dell'incontro sul tema “Le aree interne e i Comuni demograficamente minori della Sardegna, oltre la denuncia, le proposte per il cambiamento”. «La gente attende azioni concrete», dice Salvatore Urru, presidente delle Acli di Nuoro. «Chiediamo a gran voce ai nostri amministratori che i problemi dei piccoli Comuni diventino centrali nei programmi della politica». Dalle parole dei sindaci di Meana Sardo, Desulo, Austis, Teti, Fonni, Gadoni e Ussassai emerge un sentimento di rabbia per il tempo che è stato perso dai protagonisti della politica regionale i quali non hanno prodotto un piano efficace di rilancio delle aree interne della Sardegna. «Siamo un'area rurale in un'epoca di civiltà urbana - dice Lucia Chessa, sindaco di Austis -. A un'oggettiva difficoltà dei Comuni si aggiunge una normativa mirata a far cassa. Si taglia sempre sui più deboli».
IDOLATRIA DEL DENARO L'ex rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino focalizza la sua attenzione sui giovani. «Sono loro - dice - che devono trovare la forza di costruire una Sardegna migliore. Il territorio dell'Isola e il suo patrimonio storico e culturale deve dare coraggio per sperare in un futuro migliore». Don Pietro Borrotzu, della Pastorale del Lavoro, ricorda le parole di Papa Francesco per denunciare una situazione di povertà drammatica che, secondo i dati, in Sardegna sta mettendo in ginocchio oltre 176 mila famiglie. «Il motivo della crisi è l'idolo denaro. La cultura del sistema economico idolatrico ha come conseguenza il degrado e l'abbandono delle piccole comunità».
L'ASSESSORE A chiudere l'incontro è l'assessore regionale agli Enti locali, Cristiano Erriu, che chiede alle zone interne di ripensare il proprio futuro senza sentirsi una riserva indiana. «Attraverso la riforma degli enti locali, che deve viaggiare in piena aderenza con quella della Regione - auspica Erriu - si può lavorare per un futuro migliore. Oggi ci sono anomalie del sistema che vanno destrutturate e ricostruite. La risposta alla globalizzazione non può basarsi su scelte fondate sulla stessa globalizzazione. In questi anni siamo stati vittime di decisioni sbagliate. Oggi si può ripartire solo attraverso un sistema che valorizzi le risorse che abbiamo a disposizione». L'incontro si conclude con una frase che apre a un futuro di speranza: «Dalle zone interne - dice Don Borrotzu - ripartirà lo sviluppo dell'Isola».