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Una deflagrazione in pieno giorno, studiata per uccidere. Ma anche una modalità di attentato sconosciuta, o quasi, in Barbagia e in Ogliastra, quella che stamattina alle 10.30 sotto la centralissima via Ilbono a Lanusei, ha fatto saltare in aria la Renault Clio di Roberto Aresu, 47 anni, rappresentante di auto, uccidendo l'uomo appena ha girato la chiave per mettere in moto.
Un ordigno ad alto potenziale, dicono gli inquirenti, innescato attraverso un contatto elettrico tra l'accensione all'esplosivo: la bomba ha sventrato la parte anteriore dell'utilitaria, dove era seduto Aresu che ha avuto subito le gambe tranciate ed è morto dissanguato. Il capo della Squadra mobile di Nuoro, Fabrizio Mustaro, titolare delle indagini, ricorda un solo altro precedente simile, proprio a pochi chilometri da Lanusei: un'autobomba era esplosa nel 2013 a Ilbono, nel mirino un operaio di 45 anni, Sandro Mereu, salvo per miracolo.
Guardando questi due attentati, salta agli occhi la tecnica di esecuzione in un territorio segnato dagli agguati dietro ai muretti a secco. L'autobomba ha molto più a che fare con crimini di stampo mafioso che con quelli della delinquenza barbaricina e ogliastrina. Come inquadrare, dunque, l'omicidio di questa mattina?.
"Non bisogna confondere il tipo di criminalità con le tecniche utilizzate per compiere determinati gravi reati - spiega Mustaro - E' esatto dire che in questo caso ciò che colpisce è proprio la tecnica usata, che non è quella degli agguati dal muretto a secco tipica della cultura barbaricina e ogliastrina. Guardando invece al tipo di criminalità - prosegue il dirigente della Polizia di Stato - quella della nostra provincia non è strutturata secondo schemi propri delle organizzazioni mafiose, anche se come certe indagini ci confermano, la criminalità organizzata anche di tipo mafioso della Penisola, si infiltra nei nostri territori per interessi economici e per riciclare denaro sporco".
Se mafia qui non esiste, si può però dire che alcune tecniche proprie di altre culture criminali si vanno affinando anche nel centro Sardegna. "Siamo in presenza anziché del classico killer che sbuca da dietro al muretto - argomenta Mustaro - di persone che conoscono la tecnica o per averla appresa in ambienti carcerari e per la passione verso esplosivi ed elettronica. Ma la criminalità organizzata - ribadisce il capo della Mobile - è un'altra cosa".
Chi ha confezionato l'ordigno ad alto potenziale contro Roberto Aresu lo ha fatto per uccidere e lo ha voluto fare in maniera plateale. "Assolutamente sì - conferma Mustaro - e lo ha fatto senza tenere conto che quella poteva essere una strage: ci sono detriti nel supermarket di fronte e nelle case adiacenti, ci sono le scuole vicine e un paese che a quell'ora era in strada". Non solo, chi ha teso l'agguato al rappresentante ha studiato tutto nei minimi particolari. "Certamente - conferma il dirigente nuorese - gli orari erano conosciuti. Aresu era agli arresti domiciliari e tutti i giorni poteva uscire dalle 10.20 alle 13.30. Chi meglio di lui aveva orari prevedibili?".