“O gentile Tonara, terra de musas, santa e beneitta, patria mia cara…” . Con questi versi Peppino Mereu descrive il paese che gli ha dato i natali e che in occasione di Autunno in Barbagia ha lasciato aperte le porte ai tantissimi visitatori che nello scorso fine settimana si sono immersi nella magia di uno dei centri più belli della Sardegna. Quella di quest'anno, che si è conclusa ieri sera, è stata un'edizione che ha registrato un'affluenza eccezionale, nonostante la pioggia di sabato. 

PEPPINO MEREU La casa del poeta, oggi diroccata, sorgeva nel quartiere Arasulè, “altare del sole”, che ha ospitato il viaggio nelle Cortes apertas di quest'anno mettendo in mostra gli angoli caratteristici di un centro storico meravigliosamente valorizzato. In vetrina soprattutto i prodotti genuini che profumano di tradizione (con assaggi molto apprezzati dai visitatori) e le lavorazioni che nascono dall'esperienza degli artigiani che continuano a raccontare le loro storie. A cominciare dai campanacci prodotti tra presse e crogioli, fucina e martelli, espressione di un'antica cultura artigianale. 

GLI ARTIGIANI Tonino Sulis, a 82 anni, ancora batte il martello sul campanaccio avvolto dall'incudine per ricercare quel suono che diventa musicale e che rompe da sempre il silenzio dei pascoli. È lui che ha trasferito il suo insegnamento al figlio Carlo nell'officina dove si creano sagome di forme tonde, lunghe o quadrate, di differenti misure, “ritagliando” fogli di ferro. Nella fase più delicata della lavorazione il metallo viene surriscaldato e “addolcito”. Si aggiunge successivamente l'ottone che fonde a una temperatura inferiore e che serve per saldare le parti che formano il campanaccio, dargli colore e ridefinirne il suono.

GLI ITINERARI Camminando tra i percorsi del vecchio quartiere si attraversa la Via dei fiori, “S'istrintorgiu” di via Azuni, si rileggono le pagine rese celebri da Peppino Mereu, si riconoscono i luoghi a lui riconducibili, come l'abitazione appartenuta a Giovanni Sulis, “Nanneddu”, il medico del paese e destinatario della famosa lettera diventata canzone o la fonte di Galusè, decantata dal poeta. Nell'antico lavatoio si dimostra come veniva prodotto il sapone con pochi e semplici ingredienti ricavati naturalmente. “Sa omo e tiu Potecariu” è uno splendido edificio, appena ristrutturato da Costantino Floris. L'interno ospita il frutto della passione di Luca Soddu, dipendente dell'Ente Foreste, che si diletta a preparare infusi con erbe officinali, rimedi curativi con gli elementi della natura, e a tenere viva la memoria di Michele Sau Zucca, morto agli inizi del secolo scorso, che di rientro dalla Guerra in Crimea decise di aprire “Sa potecaria”, una farmacia d'altri tempi.

I PRODOTTI DEL TERRITORIO Lo stabile accoglie anche la giovanissima Beatrice Floris, che seduce i palati più fini con i cioccolatini al the coltivato a Tonara e le meringhe. Le tinture naturali e colorate di Maurizio Savoldo di Atzara sono un esempio della sua consolidata pratica artigianale, mentre Luisa Floris, al piano di sotto, espone i suoi oggetti in ceramica. Attilia Medda indossa il costume di Tonara mentre si muove a Casa Soriga tra i vini del Mandrolisai e il cortile coperto da un pergolato di uva. Gli anziani continuano a dare prova di un valore che acquista fascino nel tempo e Zia Tittina, all'età di 84 anni, continua a realizzare le parti del vestiario tradizionale tonarese, tra scialli floreali ricamati a mano e gonne plissettate. 

LE TRADIZIONI Nella Chiesa di Santa Maria, che risale al 1607, il Coro femminile Tonara ha raccolto oggetti sacri conservati nelle abitazioni dei privati. Un telaio orizzontale proveniente dalla Diocesi di Oristano è un “monumento” del lavoro antico, documentato anche dalle immagini in bianco e nero dell'Istituto Luce negli anni Quaranta. Un viaggio di oltre un secolo fa lo ha portato a Tonara, lascito di un prete alla sua perpetua e attualmente di proprietà di Gina Carboni che oggi ha 86 anni e che in “Sonos'e memoria”, film documentario del regista Gianfranco Cabiddu viene filmata all'età di 17 anni mentre tesse.