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Quando doniamo il sangue sappiamo che il nostro gesto tanto semplice, quanto importate, andrà a beneficio di qualcuno che ne ha veramente bisogno. Anche se non sapremo mai chi potrà essere, sappiamo che quella sacca di sangue salverà vite umane. Un bambino forse? Un malato oncologico che soffre da tempo? Un’anziana signora vittima di un incidente stradale? Poco importa, ciò che conta veramente è che per tanti ammalati i donatori di sangue rappresentano una vera e propria speranza di vita. Sappiamo anche che chi dona regolarmente riferisce di quanto sia più grande e importante quello che si riceve rispetto a quello che si dona, racconta di quell’emozione nel sapere di poter ridare il sorriso a qualcuno e, della tangibile consapevolezza di potersi un giorno trovare dall’altra parte della barricata.
Sardegna Live ha incontrato la presidente Maria Lucia Sias che ci ha parlato dell’Avis di Sorso da lei definita “grande famiglia” e delle emozioni vissute nel corso del suo operato.
Buongiorno e benvenuta, come inizia la sua esperienza con l’Avis?
“Inizia tantissimi anni fa e a coinvolgermi fu zia Gavina Pani, una donna speciale e una veterana dell’Avis, il volontariato fatto persona. La ricordo con tanto affetto, ma purtroppo non è più tra noi. All'epoca la Asl di Sorso, oltre a fare i trasporti con l’ambulanza, faceva dei prelievi di sangue agli anziani che noi portavamo all’ospedale civile. Inizialmente ero un po’ intimidita dalla grandezza dell'Avis, ma allo stesso tempo avevo molta voglia di imparare e crescere come Avisina”.
Quanti iscritti conta la vostra associazione?
“Gli iscritti all'AVIS sono tantissimi, ma i soci donatori si calcolano annualmente, pertanto nell'anno 2021 sono stati circa 170”.
Ci può dire quali sono i requisiti richiesti per diventare donatori di sangue?
“Prima di tutto occorre avere un'età compresa tra i 18 e i 60 anni, superata questa fascia d'età il donatore fino ai 65/70 anni può essere accettato solo a discrezione del medico responsabile della selezione e a seguito di una accurata valutazione dello stato di salute del soggetto. Il peso del donatore non deve essere inferiore ai 50 kg e il soggetto deve essere in uno stato di salute buono e tale da condurre uno stile di vita che non preveda nessun comportamento a rischio che possa compromettere la propria salute e/o quella di chi riceve il suo sangue. Sono inoltre previsti dei requisiti fisici specifici (reperibili nell'allegato IV del Decreto del Ministero della Salute del 2 novembre 2015 recante "Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti") come: i valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica, FC ed emoglobina, la quale si differenzia a seconda che si tratti di un donatore o di una donatrice. Le donatrici devono rispettare delle regole specifiche per poter donare, come ad esempio, l'impossibilità durante il ciclo mestruale, durante la gravidanza e durante i sei mesi dopo il parto o successivi ad una gravidanza interrotta. Le donne inoltre hanno un intervallo di donazione differente rispetto agli uomini, le prime infatti possono effettuare massimo due donazioni all'anno o di più se si tratta di una donna non in età fertile a patto che si rispetti l'intervallo minimo di tre mesi tra una donazione e l'altra, regola quest’ultima che è valida anche per gli uomini. Discorso differente si applica invece per la donazione di plasma, il quale può essere donato sia dagli uomini che dalle donne indifferentemente massimo 12 volte all'anno, con un intervallo minimo di 14 giorni, mentre l'intervallo tra una donazione di sangue intero e una di plasma è di un mese. L'idoneità alla donazione di sangue viene stabilita da un medico mediante un colloquio prima della donazione, una valutazione clinica e una serie di esami di laboratorio previsti per garantire la sicurezza del donatore e del ricevente”.
Perché è importante donare?
“Come ricordiamo sempre ai nostri donatori, donare il sangue è un gesto concreto di grande valore e solidarietà. È un gesto che non toglie nulla a chi lo compie, ma dà molto a chi lo riceve perché si sta donando una parte di sé a chi ha un reale, effettivo e spesso urgente bisogno. Il sangue ed i suoi emocomponenti sono presidi terapeutici indispensabili per la vita e non essendo riproducibili in laboratorio non esistono ad oggi alternative possibili alla donazione, quindi per un sistema sanitario capace di prendersi cura di tutti, non si può fare appello solo alla scienza e alla medicina, ma è necessario anche il nostro contributo. A questo proposito l'autosufficienza rappresenta per il nostro Paese uno degli obbiettivi fondamentali, sia in condizioni normali, sia nei periodi di criticità come quello che stiamo vivendo, quando elementi imprevedibili sopraggiungono a compromettere la regolare raccolta, produzione e disponibilità del sangue e dei suoi componenti. Inoltre, un donatore periodico rispetto a un donatore occasionale o a un non donatore è molto più controllato dal punto di vista medico perché a ogni donazione viene sottoposto ad una visita di idoneità fisica e il suo sangue, prima di essere validato, viene attentamente analizzato per tenere sotto controllo i suoi valori. Tutto ciò rappresenta quindi una garanzia per la salute di chi dona il sangue ma anche di chi lo riceve. Nella nostra Regione, inoltre, il numero dei talassemici purtroppo è molto elevato e donare periodicamente assicura loro una vita più lunga e soprattutto serena”.
Come si potrebbe invogliare ancora di più i giovani a conoscere la realtà Avis?
“Diventare donatore Avis significa entrare a far parte di una delle più importanti organizzazioni di volontariato al mondo; poter contare su una struttura competente, organizzata e certificata; entrare a far parte di una grande famiglia capace di supportare praticamente una scelta solidale con il contributo di servizi efficienti e personale preparato, ma soprattutto significa contribuire ad un progetto solidale che tutela il più grande valore umanitario: la vita. Dal canto nostro cerchiamo il più possibile di coinvolgere i giovani ad entrare a far parte della nostra Comunale, sia come soci donatori o come soci collaboratori, proprio perché crediamo molto nei giovani e nel loro valore per il futuro. Tra i membri del nostro direttivo, infatti, non mancano delle menti giovani e brillanti senza le quali non potremmo andare avanti. Utilizziamo social come Instagram e Facebook per agevolare la comunicazione con ragazzi e ragazze e favorire uno scambio di informazioni che sia completo e di immediata comprensione. Ogni anno, inoltre, l'Avis Regionale fornisce degli assegni di merito per giovani donatori che abbiano conseguito il diploma o la laurea. Crediamo che questo sia un ulteriore incentivo per spingere le nuove generazione ad entrare a far parte di questa grande famiglia”.
C’è un episodio particolarmente bello che riguarda la sua esperienza personale con Avis?
“Questa domanda è difficile perché ho tante esperienze belle e positive per cui non riesco a distinguerne una in particolare. Quando si organizza la donazione e si sta a contatto con i donatori è come stare in famiglia perché si crea un bellissimo rapporto. Quando avevamo l'ambulanza si facevano i trasporti in ospedale e ci si confrontava con tante realtà diverse, una volta eravamo di turno durante un evento carnevalesco a Sorso, una ragazza incinta si è sentita male e si è avvicinata a noi. Siamo intervenuti immediatamente e la futura mamma ha rischiato di partorire durante il trasporto in ospedale. L’avventura Avis regala una ricchezza interiore immensa perché fare volontariato rende nobile l'anima di ognuno di noi”.