Aree sottoposte a vincolo paesaggistico regionale, così come 'dettato' dal Ppr, zero cementificazione invasiva o comunque razionalizzata nel modo armonico e corretto in virtù di un'area di prim'ordine in fatto di archeologia a livello europeo.  Sottoposta quindi alla salvaguardia come necropoli punica  millenaria  da tutelare attentamente dalle colate di cemento. L'era Soru dichiarò di fatto lo stop all'investimento dei privati, fu una vera e propria querelle  disputata a più livelli: da quello amministrativo al civile, poi chiusa con il riconoscimento del danno subito dall'impresa, con quasi 2000 giorni di cantiere "bloccato".   

Una bagarre giudiziaria tra il gruppo Cualbu di “Nuova Iniziative Coimpresa” e la Regione durante la legislatura dell’ex governatore Renato Soru, ora la svolta clamorosa con una sentenza della Corte d’Appello di Roma che ridimensiona “lo stato delle cose” e soprattutto lo status dei risarcimenti: già, perché lo stop al cantiere edile sui 48 ettari a Tuvixeddu sui quali realizzare, costruire case, strade e parco archeologico non convinse gli imprenditori Gualtiero e Giuseppe Cualbu che avanzarono richiesta danni alla Regione Sardegna, che attraverso gli uffici competenti, bloccò di fatto il mega-progetto edilizio.  

Un fattaccio che nel 2014 diede inizio alla diatriba tra i palazzi di Giustizia: il Ppr era sì applicabile sul grande ed ambizioso progetto dell’imprenditore Cualbu, ma non nella misura di risarcimento danni stabilita dai giudici cagliaritani, (poco meno di 78milioni di euro che la Regione dovette accollarsi).

Cifra che però è stata ridimensionata dalla corte d'Appello romana a poco più di un milione di euro, indennizzo stabilito dai giudici di Roma.