Notte di tensione nel carcere di Sassari, dove un detenuto si è auto lesionato in diverse parti del corpo. E' stato quindi trasportato nella locale infermeria dove è stato soccorso dagli operatori sanitari e, al diniego ricevuto alla richiesta di ottenere farmaci oltre le prescrizioni mediche, avrebbe dato in escandescenza aggredendo gli agenti.

"Con enorme difficoltà, i poliziotti presenti sono riusciti a contenere la furia aggressiva e ad accompagnarlo nella propria cella ma a causa dell’aggressione è stato necessario trasportare due poliziotti in ospedale - si legge in una nota del sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria -. Gli agenti intervenuti hanno riportato escoriazioni , lussazioni ed in particolare un Agente ha riportato danni ad una gamba tanto da non riuscire a camminare autonomamente ed un altro ha avuto un malore a causa dei momenti estremamente concitati. Per la gravità e l’urgenza della situazione non è stato possibile nemmeno aspettare l’arrivo dell’ambulanza, attualmente si trova ricoverato in osservazione e non si hanno ancora notizie sulle sue condizioni".

Il segretario generale di Uilpa Polizia Penitenziaria. Michele Cireddu, dichiara: "Commentiamo ancora una volta le solite scene di ordinaria follia. Sassari è un Istituto di primo livello che deve gestire i detenuti 41 bis, i terroristi internazionali, i malati psichiatrici, i detenuti “comuni” facinorosi nel più totale stato di abbandono. Qualunque persona di buon senso ed equilibrata, potrebbe immaginare che simili situazioni siano però attenzionate dal Dipartimento, dalla politica sarda, dalle altre istituzioni, d’altronde qualche mese fa l’Istituto è stato oggetto di visita anche del sottosegretario Del Mastro che ha promesso interventi risolutori entro due mesi dalla propria visita, partendo proprio dall’assegnazione di un comandante e di un direttore in pianta stabile".

"Ed invece la realtà è un altra - aggiunge Cireddu -. A distanza di anni l’Istituto rimane privo di un comandante e di un direttore, il personale continua a lavorare in una situazione organizzativa che genera confusione, si sente abbandonato, ci sono giornate in cui addirittura gli agenti devono lavorare anche per 12 ore di fila, sembra superfluo sostenere che in questo modo non si possa più andare avanti".

"E pare che anche il poliziotto aggredito che ha accusato un malore fosse in servizio dalla mattina perché, nel caos più totale, gli unici che non si girano dall’altra parte sono proprio i poliziotti che non abbandonano la nave nonostante sia in mezzo alla tempesta e stia imbarcando acqua inesorabilmente, come nel caso dell’Istituto sassarese".

"Un altro dato che fa rabbrividire è anche lo stato di abbandono della struttura, pare infatti che il trasporto del poliziotto in preda al malore, sia stato reso proibitivo a causa di anomalie strutturali che non sono state ancora riparate. Una situazione letteralmente paradossale che dovrebbe determinare un intervento immediato per accertare responsabilità che avrebbero potuto vanificare la tempestività dei soccorsi.

"Siamo preoccupati perché ormai queste situazioni stanno diventando l’ordinarietà e non sembrano intravedersi interventi concreti per evitare che prima o poi si verifichino eventi ancora più estremi! Un solo detenuto riesce a mettere a ferro e fuoco interi istituti, creando anche una pena aggiuntiva per gli altri detenuti che vogliono invece scontare serenamente il proprio debito con la giustizia, crediamo sia un dato significativo sull’attuale sistema penitenziario".

"Nel frattempo - conclude Cireddu - dai palazzi romani periodicamente vengono indetti degli interpelli per l’assegnazione di un comandante e di un direttore, sistematicamente nessuno presenta le richieste e tutto si ferma per altri interminabili mesi! Esistono le assegnazioni d’ufficio dei dirigenti, soprattutto per fronteggiare un emergenza di simili proporzioni ma incredibilmente per la Sardegna questo non avviene, si indicono degli interpelli, quasi per un lavaggio della coscienza, è tutto rimane invariato! Noi continuiamo comunque imperterriti a denunciare da tempo questa emergenza perché nessuno potrà sostenere di non conoscere la situazione".