PHOTO
"Neanche un centesimo è finito nelle tasche di mio fratello". E' un passo della dichiarazione spontanea resa oggi dal cardinale Angelo Becciu nella trentesima udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Becciu ha detto di non vedere "alcun reato", non negando il suo "interessamento" per farli avere, nei sussidi della Cei (600 mila euro) a favore della Caritas di Ozieri, devoluti poi alla Cooperativa Spes, guidata dal fratello Antonino. "Ho aiutato una settantina di persone ad avere un lavoro: non mi vergogno di essermi dato da fare per ottenere finanziamenti a un ente a carattere sociale, anzi ne vado orgoglioso".
Il porporato sardo ha smentito oggi in aula di essere stato a conoscenza delle spese personali di Cecilia Marogna con soldi ottenuti dalla Segreteria di Stato. Avvertito da mons. Perlasca di quanto dicevano i magistrati su tale aspetto "rimasi male" perché "non ero affatto al corrente che si fossero iniziati a spendere soldi di quella somma destinata a ben determinati scopi. Rimasi irritato e mi ripromisi di chiarire subito con la Signora. Cosa che feci e lei mi assicurò totalmente che non era vero. Non mancai di dirle che qualora avesse attinto da quei soldi non per le operazioni concordate, li doveva assolutamente rimettere a posto".
"Ieri sono rimasto ancora più dispiaciuto nel sentire il Commissario De Santis riaffermare che l'incontro avuto con lui e il Comandante della Gendarmeria, il 3 ottobre 2020, nel mio appartamento, non era tutelato dall'impegno della massima riservatezza".
"Confermo nel modo più assoluto - ha proseguito - che mi venne detto di tenere il segreto e io ho rispettato quell'impegno e proprio per quell'impegno anche nei momenti più difficili e tormentati non ho mai confidato a nessuno di quell'incontro. Se non fossi stato legato alla promessa del silenzio avrei mai taciuto frasi come le seguenti proferite proprio dal De Santis in quell'incontro?".
"Ecco cosa mi disse: 'Eminenza, Il Santo Padre le vuole bene, in Sardegna è ben voluto, senta il mio consiglio: rientri in Sardegna e viva tranquillo tra la sua gente. Non vorrà mica partecipare a un Processo? Lei sa bene quante cose negative potrebbero venire fuori in un processo!'". "Lascio a voi l'interpretazione di tali frasi. Io è da due anni che mi chiedo il senso di quelle parole - ha aggiunto l'ex sostituto per gli Affari generali ed ex prefetto per le Cause dei santi -. Rimasi comunque allibito di fronte a tali espressioni e mi limitai a dire che speravo di non andare mai a processo e che in caso contrario avrei affrontato con dignità l'evenienza".
"Come vede Sig. Presidente, sono qui! - ha affermato quindi rivolto a Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale vaticano - Sto partecipando con regolarità alle sedute e cercherò di parteciparvi fino alla fine, a testa alta, sicuro che la verità emergerà e così la mia assoluta innocenza".