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Ieri il quotidiano Libero ha denunciato “la spesa pazza” di quarantamila euro, ventimila al minuto, della presidenza del Consiglio per una performance del musicista sardo Paolo Fresu a Folgaria.
“Con una delibera della presidenza del Consiglio resa pubblica solo il 9 gennaio 2015 – scrive il giornalista Franco Bechis - si è scoperto che Matteo Renzi ha speso 50 mila euro (40 mila più Iva) per fare suonare Il Silenzio a Paolo Fresu il 27 luglio 2014 a Folgaria in ricordo del centenario della prima guerra mondiale. Nella delibera la presidenza del Consiglio spiega che tutto è legato alla fama internazionale dell'artista, il solo a potere eseguire sui bricchi con la tromba quella suggestiva musica. L'esibizione, accompagnata da un amplificatore, un mixer, una sedia pieghevole e uno spartito tenuto su con le mollette per stendere, è costata ai contribuenti italiani 20 mila euro al minuto. E la spending review di Renzi è andata a farsi benedire...”
La risposta di Fresu non si è fatta attendere. Infatti, il musicista questa mattina, attraverso la propria pagina di Facebook, ha commentato quanto scritto da Bechis:
“Leggo da Ankara con tristezza e costernazione ciò che ha scritto e postato il vice-direttore di Libero Franco Bechis riguardo al mio concerto del 27 luglio scorso sull’altipiano di Folgaria in occasione dell’anniversario della Grande Guerra e sulla presunta affiliazione politica (?) con Matteo Renzi.”.
Inizia così il lungo post di Paolo Fresu.
“Vedo inoltre – continua il musicista - un tristissimo video con il countdown della esecuzione del mio “Silenzio" dal quale si evincerebbe che ho guadagnato un tot al minuto.
Posto che, in quanto artista, ho la libertà di guadagnare ciò che mi pare purché paghi le tasse, è ovvio che le sue affermazioni non corrispondano al vero ma siano terribilmente false e soprattutto tendenziose.
Sarà direttamente la segreteria della Presidenza del Consiglio a rispondere sulla cifra e sul come è stata destinata.
Da parte mia posso dire che si trattava di un concerto originale di 90 minuti, commissionato per l’importante occasione, con musiche tratte dal repertorio della Grande Guerra al quale ho lavorato sei mesi e che ha coinvolto, in una operazione complessa e unica nel suo genere, decine di persone e decine di Paesi in tutto il mondo con altrettanti musicisti che hanno eseguito la loro versione del “Silenzio" e grazie alle quali interpretazioni è stato concepito un lungo video trasmesso da Rai Storia che rimarrà negli archivi del nostro Paese assieme agli altri innumerevoli contributi di quell’importante commemorazione.
Ma il problema non è questo.
E’ la cattiveria di un giornalista che si scaglia contro un artista noto (credo ci siano gli estremi per una querela…) che il 9 gennaio, da Parigi, ha dichiarato alla Nuova Sardegna di avere provato vergogna per la prima pagina di Libero che titolava con disarmante follia e irresponsabilità “Strage in un giornale a Parigi: Questo è l’Islam”.