Assoluzione. Questa la decisione presa dai giudici della Corte d’Appello di Roma nei confronti di Beniamino Zuncheddu, l'uomo rimasto in carcere per 33 anni per la strage del Sinnai del gennaio del 1991.

La decisione dei giudici è arrivata questa sera, al termine del processo di revisione. L'ex pastore di Burcei stava scontando una pena all'ergastolo.

"È la fine di incubo". Queste le sue prime parole dopo l'assoluzione della Corte d'appello. La sentenza è stata accolta da un lungo applauso. L'assoluzione è arrivata con la formula "per non avere commesso il fatto".

"Beniamino è una persona incredibile che non meritava quello che ha subito". Lo afferma Mauro Trogu, difensore di Beniamino Zuncheddu, commentando la assoluzione decisa dalla Corte d'Appello di Roma."Abbiamo studiato tanto con i consulenti che mi hanno supportato - aggiunge - ci siamo convinti nell'intimo dell'innocenza di Beniamino: le carte parlavano di prove a carico assolutamente contradditorie, le indagini difensive hanno dimostrato la falsità di quelle prove. E poi perché abbiamo conosciuto Beniamino. Io auguro a chi abbia anche solo un minimo dubbio di berci un caffè insieme e questo dubbio verrà cancellato".

Presente in aula anche Irene Testa, la Garante dei detenuti per la Sardegna.

La Corte di Appello di Roma nel dispositivo di assoluzione per Beniamino Zuncheddu ha, inoltre, disposto la trasmissione degli atti alla procura di piazzale Clodio in relazione a tre testimonianze rese in aula, tra cui quella dell'ex poliziotto che si occupò delle indagini all'epoca. Le motivazioni della sentenza del processo di revisione saranno depositate entro 90 giorni.

L’ex pastore di 59 anni si è sempre proclamato innocente. Condannato all’ergastolo per il triplice omicidio avvenuto nel 1991 nelle campagne di Sinnai e liberato dopo 32 anni di carcere proprio dai giudici della Capitale che hanno accolto la richiesta di sospensione della pena.

L’8 gennaio del 1991, subito dopo la strage, l’unico sopravvissuto, Luigi Pinna, fu soccorso e, proprio in quei momenti disse: “Il killer aveva il volto coperto da una calza”. Una dichiarazione che ritrattò 40 giorni dopo, quando disse di aver riconosciuto Zuncheddu.

Dopo 32 anni, Luigi Pinna, davanti ai giudici della Corte d’Appello ha raccontato quel che accadde durante le indagini della strage per cui Zuncheddu fu l’unico accusato. “Il killer era irriconoscibile, aveva una calza sul volto. Prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole era lui. Andò così”.

E ancora: “Ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata. Penso che quel giorno a sparare furono più persone, non solo una. Con un solo fucile non puoi fare una cosa del genere”.

Nel video in basso del sindaco di Burcei, paese di Zuncheddu, la lettura della sentenza