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Bilancio armonizzato. Dobbiamo aspettarci la rivolta dei sindaci?
Dopo l’assemblea di Santa Giusta le acque però sembrano essersi calmate.
In quella occasione, il 20 ottobre scorso, i sindaci di un centinaio di paesi della Sardegna si sono autoconvocati per discutere dei vincoli impostiti dal bilancio armonizzato entrato in vigore dallo scorso anno.
Le amministrazioni civiche dell’Isola si trovano imbrigliate in un meccanismo burocratico che non consente di accedere agli avanzi di gestione che dovrebbero essere destinati ad interventi essenziali.
I primi cittadini hanno chiesto al vicepresidente della Regione Sardegna, Raffaele Paci, di poter avere degli “spazi di spesa”, ovvero la possibilità di attingere ad alcune somme dei tesoretti “nascosti” nelle casse comunali.
Puntale è arrivato il NO categorico del rappresentante della giunta Pigliaru che di fatto ha scatenato l’ira dei sindaci ancora una volta in prima linea per difendere i loro paesi.
“La verità vera è che il sistema armonizzato non è il superamento del Patto di Stabilità, ma la sua sublimazione. Il patto sarebbe dovuto essere un accordo, in realtà si è rivelato un’imposizione”, ha detto il sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana.
“È una roba inventata da psicopatici seriali. Dico io. Una roba che si chiama "dittatura dei parametri" inventata da persone che si accaniscono sui cittadini e sulle comunità”, ha aggiunto il primo cittadino.
A distanza di qualche settimana ci si chiede ora che fine abbiano fatto tutti i buoni propositi emersi durante l’assemblea di Santa Giusta.
I sindaci ci hanno ripensato? Si sono tirati indietro? Hanno perso le speranze?
Oppure, al contrario, hanno meditato e sono pronti a far partire la rivolta?