Punta il dito contro i medici di base che non hanno saputo curare il malessere che stava tormentando sua nipote e si lamenta di alcune frasi utilizzate dalla stampa per descrivere la tragedia.

E' una lettera lucida e amara quella inviata ai direttori delle testate giornalistiche sarde dalla zia della 36enne indagata per omicidio volontario aggravato per aver provocato la morte della sua bimba di 3 anni, gettandosi in mare insieme a lei e al figlio di 4 anni venerdì scorso al lido di Orrì, in Ogliastra.

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Egregio Direttore,

sono una parente della giovane donna protagonista del dramma avvenuto ad Orrì e le chiedo con questa mia, cortese ospitalità.

Comprendiamo il dovere di cronaca, e ringraziamo la sensibilità dei giornalisti, pur lamentando, me lo permetta, qualche dato impreciso.

Ma non è (solo) per recriminare su questo che scrivo. Mia nipote è una ragazza solare, generosa, intelligente, schietta ed estroversa. Consapevole - lei e i familiari - del suo malessere fisico, si è rivolta a più di un medico cercando rimedio.

I primi di una lunga lista di medici, compresi quelli dell'ospedale di Nuoro, sono stati i medici di base i quali di volta in volta - a seconda del sintomo continuavano a prescriverle antibiotici sorvolando e negando - anche dopo il suggerimento della sorella - su uno squilibrio ormonale e fisico che segue il parto (depressione post partum) perché, a loro dire e scienza tale sindrome non si presenta a distanza di due anni dal parto (sic).

Non voglio puntare il dito su nessuno ma mi preme sottolineare e mettere in risalto i buchi di una sanità sempre più specializzata e che punta alle eccellenze lasciando privi di formazione continua obbligatoria, i presidi di base.

Il caso di mia nipote non è l'unico e l'insipienza di molti medici di base non si rivela solo con le donne come mia nipote ma anche in tanti, troppi, altri casi.

Le persone comuni, i cittadini consapevoli del valore della sanità pubblica e delle spesa di questa, è ai medici di base che si rivolgono con fiducia e educazione per trovare sostegno e aiuto. 

Ed è per questo che tali medici abbisognano di formazione continua ed obbligatoria.

Sono consapevole - lo siamo tutti - che non esiste luminare della medicina in grado di evitare la malattia e la sofferenza dell'uomo ma i nostri sforzi, con umiltà e competenza, li dobbiamo fare.

Mia nipote, schietta ed estroversa, ha esternato a tutti, medici e parenti, il suo malessere che da fisico si stava tramutando in psichico e finché ha potuto ha cercato rimedio, sostenuta in questo dal compagno e dai familiari stretti che, per educazione e riconoscendosi incompetenti, non hanno voluto mai alzare la voce con i medici di base, anche se, da profani, intuivano che i farmaci prescritti erano inadeguati al malessere di mia nipote.