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È stato presentato oggi a Nuoro, nella biblioteca dell’Isre, il progetto “Boghes” la più grande campagna di documentazione di canti devozionali e cori di scuola nuorese mai realizzata fino a oggi e che ha visto coinvolte cento comunità e circa 3mila persone.
La raccolta di file audio e video a breve disponibile nella pagina Internet “Progetto Boghes”, linkata nel sito www.isresardegna.it
Come ha sottolineato il Direttore generale dell’Istituto Etnografico della Sardegna, “Il progetto si articola in due annualità. Nella prima, già in fase di realizzazione, verranno documentate le pratiche polivocale a carattere devozionale di cento paesi della Sardegna: rosari cantati, inni di lode (gòcius/ gosos) e pregadorias che sono allo stesso tempo forme di sincera devozione popolare e canti dal forte valore identitario. La seconda annualità sarà invece dedicata ai cosiddetti cori di scuola nuorese, un fenomeno musicale nato a metà del secolo scorso nel capoluogo barbaricino e oggi in continua espansione”.
A detta del presidente Giuseppe Matteo Pirisi “L’idea è nata per recuperare una pratica che segna il patrimonio identitario dell’Isola, creare e custodire un archivio e colmare una lacuna: documentare con prodotti sia in audio che in video una parte importante del patrimonio culturale della Sardegna, le pratiche polivolcali a carattere devozionale, raccolte in oltre cento paesi. Con questa operazione confermiamo l’interesse verso quella che viene definita l’antropologia della contemporaneità, rispondendo perfettamente alle linee guida del nostro statuto”.
“La prima fase che si è appena conclusa è stata altamente stimolante – ha rimarcato Ottavio Nieddu, ideatore dell’iniziativa -. Abbiamo indagato sul campo e documentato in oltre cento paesi pratica del rosario cantato e le sue occasioni liturgiche. L’idea è maturata praticando le grandi processioni, come per esempio Sant’Efisio, e constatando la varietà di proposte vocali che propongono le comunità. I risultati del lavoro saranno presto fruibili in un sito on line, Progetto Boghes, che conterrà il materiale, i documenti filmati e le schede tecniche. Abbiamo lavorato con quattro telecamere, che e illustrano di ogni canto il settore femminile, quello maschile, i luoghi e i volti, per catturare sensazioni, dettagli e l’aura degli ambienti. Un lavoro complesso realizzato contenendo i costi, che sono rimasti sotto i cinquantamilaeuro totali”.
“L’iniziativa racconta una terra di canti a più voci: canti a quattro, cori nuoresi, canti devozionali polivocali, fenomeni diversi con storie diverse, paradossalmente poco documentate. Mancava una campagna di documentazione audiovisiva e così si colma una lacuna. Questi canti funzionali sono atti di fede fortemente identitari, perché ogni comunità ha sviluppato un proprio stile di canto, che di dice che i sardi amano esprimere il proprio modo di essere con la musica. L’Università darà, come valore aggiunto, il suo lavoro di ricerca e analisi con l’idea l’idea di produrre un volume in futuro”, – queste le parole di Marco Lutzu, responsabile scientifico del progetto e membro del comitato Labimus.
L’Isre arricchisce il suo patrimonio culturale, dunque, “Lavorando sinergicamente con l’Università per metterlo a sistema, catalogarlo e archiviarlo – ha concluso Diego Pani, etnomusicologo, responsabile della divisione Isre Musica -. “Il progetto prevede inoltre una serie di iniziative promozionali affidate alla Fondazione Andrea Parodi che avranno lo scopo di presentare i risultati della ricerca e i materiali raccolti in diversi centri del territorio regionale”.