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“Il patrimonio archeologico della Sardegna è ricchissimo e, soprattutto nel caso di edifici monumentali quali i nuraghi, riveste un'importanza particolare, sia in ragione del suo stato di conservazione, sia della estrema densità dei monumenti sul territorio”.
Sono queste le parole pronunciate dalla Sottosegretaria al Ministero dei Beni e delle Attività culturali e per il Turismo Lorenza Bonaccorsi che ha risposto a un’interrogazione alla Camera presentata dall’onorevole del Movimento Cinque Stelle Luigi Perantoni sulla Tutela e valorizzazione patrimoni civiltà pre-nuragiche della Sardegna.
“Nella complessa e pluri-stratificata occupazione del territorio, i fenomeni dell'ipogeismo funerario del Neolitico e lo sviluppo della civiltà nuragica nell'età del Bronzo hanno lasciato testimonianze materiali e monumentali di rilievo eccezionale e peculiare rispetto al panorama nazionale e mediterraneo. Dal 2009 all'anno in corso i decreti di tutela del territorio di competenza della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, solo per i monumenti preistorici, ammontano a ben 161”, queste ancora le sue parole.
“Nonostante la drastica riduzione di risorse umane – rimarca la Bonaccorsi –, le Soprintendenze hanno cercato di ottemperare alle pressanti esigenze della tutela archeologica con una maggiore programmazione delle attività, ponendo prioritariamente come obiettivo il completamento degli interventi avviati nei decenni passati e ancora non portati a termine”.
“In particolare – aggiunge – la Soprintendenza di Cagliari ha evitato di aprire nuovi fronti di scavo, ha puntualmente segnalato le emergenze o le situazioni di criticità dei monumenti nelle programmazioni statali e ha fornito consulenza tecnico- scientifica per la programmazione dei fondi regionali e/o comunali”.
“Il numero dei beni archeologici in Sardegna – a suo modo di vedere – è soggetto a un continuo e progressivo incremento in quanto il sottosuolo restituisce sempre nuove testimonianze e spesso si tratta di rinvenimenti fortuiti avvenuti in occasione di lavori o di opere pubbliche che hanno fatto emergere depositi archeologici sepolti e sconosciuti. Per quanto la diffusa applicazione dell'articolo 25 del Decreto legislativo n. 50 del 2016, sulla verifica preventiva dell'interesse archeologico, abbia limitato notevolmente gli scavi di emergenza e i rinvenimenti occasionali, la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, che negli ultimi anni è notevolmente aumentata nelle due province di Cagliari e Oristano, ha comportato il verificarsi di rinvenimenti di nuovi siti, per la cui messa in sicurezza si è fatto fronte con le risorse umane e finanziarie disponibili”.
“Attualmente – sottolinea la Sottosegretaria –, le aree archeologiche gestite e organizzate con servizi di accompagnamento e visite guidate sono 25, anche se i siti fruibili oggetto di scavi sono in numero decisamente superiore. I civici musei archeologici sono 21 e, unitamente ai siti, costituiscono una offerta culturale diffusa sul territorio. La intensa attività di progettazione che la Soprintendenza ha messo in campo in questi anni ha portato a costruire interventi integrati che uniscano le esigenze talora emergenziali della conservazione in una logica di circuito culturale”.
“Per parte sua il Mibact – conclude –, proprio per dare una soluzione alla grave carenza di personale, ha avviato un piano di assunzioni che interesserà il triennio 2019/2021 e che, si prevede, potrà ovviare ad alcune difficoltà degli Uffici e soprattutto di quelli che operano sul territorio. Sicuramente sarebbero necessarie risorse maggiori per mettere in sicurezza il patrimonio archeologico di competenza, ma ogni Soprintendenza ha operato cercando di cogliere ogni opportunità di finanziamento e ha inoltre collaborato con gli altri enti che a vario titolo intervengono nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio archeologico locale”.