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Il sostituto procuratore di Cagliari Giangiacomo Pilia ha chiuso l'inchiesta sulla Camera di Commercio del capoluogo sardo e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per i quattro indagati, tra cui spicca l'ex presidente Giancarlo Deidda, proprietario di uno dei ristoranti più noti in città.
La Procura contesta - come anticipato dal quotidiano L'Unione Sarda e confermato all'ANSA - a vario titolo e a ciascuno secondo le proprie presunte responsabilità, reati che vanno dal peculato all'abuso d'ufficio, ma anche falso, maltrattamento, danneggiamento, omessa denuncia di reato e diffamazione.
Oltre a Deidda, hanno ricevuto in queste ore l'avviso di conclusione delle indagini preliminari anche il segretario generale Luca Camurri e i funzionari Simonetta Oddo Casano e Fabrizio Lecca. A Camuerri il pm Pilia contesta il maggior numero di presunti reati.
L'indagine della Procura di Cagliari è iniziata due anni fa, dopo alcuni esposti sull'uso della carta di credito della Camera di Commercio e dell'auto aziendale per finalità non istituzionali, ma l'ipotesi di uso illegittimo della carta non è poi stato più contestato perché le spese sono risultate lecite.
Nella denuncia iniziale si parlava anche di oltre 50 mila euro usati per comprare piante ornamentali per abbellire la Fiera di Cagliari nel 2014. Ma nei due anni di indagini, la Guardia di Finanza ha scavato sui bilanci e inviato una corposa informativa che ha convinto il pm Pilia a redigere una ventina di pagine di contestazioni su cui spiccano i casi di peculato, tutti ancora solo ipotizzati dall'accusa, per l'uso provato delle due auto della Camera di Commercio.
Ma secondo l'accusa, nella sede dell'ente si sarebbe respirato per anni un "clima di terrore", con i dipendenti che venivano screditati e minacciati di licenziamento "a fini intimidatori". Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, ora le carte dell'inchiesta saranno messe a disposizione delle difese, affidate agli studi legali guidati dagli avvocati Patrizio Rovelli e Leonardo Filippi.
Gli indagati potranno chiedere di essere interrogati dal pm o presentare ulteriore documentazione che sarà valutata dalla Procura che poi deciderà se proseguire l'azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio.