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“Dopo anni di vane speranze, abbiamo deciso di mettere in atto una nuova protesta”. E’ lo sfogo di Massimiliano Esposito, presidente del Comitato “un porto senza sabbia” , stanco di attendere interventi risolutori per rendere usufruibile un porto, quello di Buggerru, da 15 anni sistematicamente trascurato, fino al punto di mutilarne tutte le potenzialità.
Questa mattina, l’ennesima protesta, l’ultima e anche molto concreta. Un mucchio di sabbia - infimo rispetto alle tante tonnellate dello stesso materiale che giace nel fondale destinato all’attracco e che compromette per circa l’80% l’utilizzo di tutta l’area - giace, infatti, davanti alla casa comunale, in segno di disapprovazione e condanna verso il silenzio delle Istituzioni sovra ordinate che riguardano la provincia e la Regione. Soltanto il Ministero dell’ambiente ha spezzato recentemente il cordone dell’indifferenza che però non è servito a smuovere le acque stagnanti della politica locale. I numeri sono quelli che maggiormente rappresentano la realtà più di ogni altra cosa.
Il porto è una struttura ricettiva per 500 barche, ma gli accumuli di sabbia che si sono formati col tempo ne impediscono il pieno utilizzo, ridotto a soltanto 80 posti. "Il porto in queste condizioni ci fa solo perdere lavoro - afferma Tiddia, titolare di un cantiere nautico - abbiamo dovuto rinunciare a numerose commesse perché le imbarcazioni non possono entrare in porto".
“Chiediamo che si faccia al più presto una conferenza di servizi che autorizzi il dragaggio”, è l’appello di Massimiliano Esposito. Il camion di sabbia scaricato davanti alla casa comunale ha messo in evidenza un problema noto da lustri. Cosa serve altro? Intanto, i posti di lavoro possono attendere.