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"Nessuno ha osato intimidire la 14enne, né darle della 'poco di buono'. Ho ripreso la ragazza perché durante una partita di calcio con altri compagni era passata al di là del filo spinato, dove era vietato entrare. Da lì è scoppiato il finimondo".
Così all'ANSA la zia di uno dei ragazzini di Nuoro coinvolti nella 'lista nera' - ma non tra i rinviati a giudizio che dovranno subire il processo - dei 100 adolescenti che nel febbraio 2016 avrebbero perpetrato atti di bullismo contro una coetanea allora 12enne, la stessa che ora ha 14 anni e che sarebbe stata minacciata alla vigilia della prima udienza, prevista il 25 settembre nel tribunale dei minori di Sassari, in cui lei è parte lesa.
La zia risponde alla presidente di Onda Rosa Luisanna Porcu, che in un post su Facebook l'ha chiamata in causa, insieme alla sorella (madre di suo nipote), per l'intimidazione alla ragazzina e le minacce che sarebbero state rivolte anche al figlio coetaneo della stessa Porcu perchè aveva preso le difese della vittima. Oggi la parente del minore smentisce questa ricostruzione e si difende: "Non avevamo motivo di intimidire nessuno perché mio nipote è stato scagionato - spiega la donna - L'ho solo rimproverata chiedendole di passare all'esterno del filo spinato. Questo è bastato perché la ragazza, riconoscendo mia sorella, le si scagliasse contro, prima definendola con una parolaccia e poi dicendole: 'con te ci vedremo al processo', non sapendo però che mio nipote è stato scagionato".
Da qui sarebbe scoppiato il diverbio con l'intervento 'difensivo' del figlio della Porcu. "A lui ho risposto: 'fatti i cavoli tuoi che non sto parlando con te' - racconta la zia - Nessuna minaccia, quindi". A quel punto, richiamati dalla figlia, sono arrivati al campo di gioco anche i genitori della 14enne. E la discussione è proseguita con toni accesi. "Ma mai e poi mai - ribadisce la donna - ci saremo permesse di dare alla ragazzina della poco di buono. Abbiamo invece dato prova del contrario: mia sorella è stata tra le mamme che, riconosciuto l'errore del figlio, lo ha portato a casa della ragazza a scusarsi. Non siamo mostri ma persone che vogliono il bene dei nostri ragazzi".