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Lectio Magistralis del prof. Raimondo Zucca ieri ad Alghero. La sala conferenze della Fondazione Meta era stracolma e in tanti hanno a malincuore desistito dalla speranza di potervi entrare. La curiosità e l’ansia di saperne di più sui giganti di Monte Prama non sono certamente rimaste deluse. Lo stile del linguaggio, limpido e fluido, del professore – Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici “Nesiotika” dell’Università degli Studi di Sassari - ha reso ancora più accattivante un’esposizione che ha ripercorso la storia quasi quarantennale degli scavi di Cabras.
Una storia iniziata nel 1975 e interrotta più volte, alimentata anche da polemiche che hanno coinvolto non solo le istituzioni politiche, ma anche il mondo accademico, mai comunque tali, almeno riguardo a quest’ultimo, da costituire la causa, ha precisato l’archeologo, delle lunghe soste nell’esecuzione delle ricerche e dei lavori di scavo.
La cosa più importante, però, è che oggi davanti agli occhi di tutti ci sono i risultati straordinari che hanno consentito di illuminare un sentiero sconosciuto del nostro passato. Nel ’75 è Alessandro Bedini a scoprire le tombe a pozzetto individuali, segno di una svolta culturale rispetto alle precedenti sepolture collettive. Siamo tra il primo e lo scorcio del 2° millennio a.c.
I lavori di ricerche e scavo sono improvvisamente sospesi, “pare”, ha detto il prof. Zucca, “a causa di dissapori” tra lo stesso Bedini e il suo direttore. Non soltanto per questa ragione, certo, si è andati troppo lentamente nei lavori di ricerca e di scavo. Hanno inciso, piuttosto, le croniche carenze di fondi che hanno sempre caratterizzato i difficili percorsi di recupero e di valorizzazione dell’arte e della cultura della nostra Isola. “Nessuno ha mai nascosto nulla”, ha precisato il professore, ”più semplicemente, non c’erano soldi”.
Intanto, però, oggi i giganti di Monte Prama sono una bella realtà, che riporta alla luce un nevralgico passaggio culturale della storia della Sardegna. Una straordinaria testimonianza emersa nonostante i tentativi di cancellarne le tracce attraverso la frantumazione delle enormi sculture. Infatti, le statue sono state volutamente danneggiate, a tal punto da rendere delicati, complessi e a volte incompleti i lavori di ricostruzione e di restauro.
Chi poteva avere interesse a far sparire ogni traccia dei giganti di Monte Prama? “Potrebbero essere stati i cartaginesi”, ha detto il professore, “attorno alla IV sec. a.c., con il preciso intendimento di sopprimere ogni possibile elemento della nostra cultura”.
Dopo la recente e clamorosa scoperta di altri due giganti di Monte Prama, i lavori, ripresi sette mesi fa, continuano e si spera che non si fermino, perché, dice il prof. Zucca, “C’è ancora tanto da scoprire”.