Due torri faro per illuminare a giorno il cantiere archeologico di Mont'e Prama, nelle campagne di Cabras, quello che nei giorni scorsi ha restituito due straordinari giganti di arenaria che si aggiungono al piccolo esercito di arcieri e pugilatori già esposti al Museo archeologico nazionale di Cagliari e al Museo civico di Cabras.

Ad illuminare il cantiere non sono stati però la Soprintendenza ai Beni archeologici o la Regione Sardegna, ma il deputato di Unidos Mauro Pili, con un blitz che ha messo in allarme la guardia giurata che solo da qualche notte presidia il cantiere per mesi e mesi in balia di curiosi e purtroppo anche tombaroli.

Una provocazione che ha quasi il sapore di una sfida nei confronti del Governo e della Regione.

"E' ora di dare luce ai giganti di Mont'e Prama, basta con il buio di Stato sulla storia millenaria della Sardegna", ha detto Pili alle 20 in punto davanti alla fragile rete di plastica che delimita i 7 mila metri quadri del cantiere, denunciando "il non più tollerabile atteggiamento vergognoso dello Stato, e della stessa Regione, sulla più affascinante e straordinaria scoperta archeologica del Mediterraneo", e ricordando che dopo l'incursione dei tombaroli di qualche settimana fa era dovuto intervenire personalmente uno degli archeologi impegnati nel cantiere per garantire subito la presenza di una guardia giurata.

Gli stessi archeologi che ora rischiano di essere tagliati fuori dal sito perché "il Ministero sta cercando di mettere le mani sui Giganti di Mont'e Prama", ha denunciato Pili riferendosi al fatto che a continuare gli scavi saranno presto gli archeologi di una società della penisola che si è aggiudicata l'appalto. "Gli archeologi che stanno riportando alla luce quello che si configura come il più grande e più antico sistema unitario statuario delle grandi civiltà del Mediterraneo devono essere protagonisti dell'intera campagna di scavi", ha concluso il parlamentare.