Fine settimana col botto nel cantiere archeologico di Mont'e Prama, nelle campagne di Cabras. Il secondo dei due giganti di arenaria, rinvenuti negli ultimi giorni, ha ancora la testa attaccata al collo. La scoperta non ha colto di sorpresa gli archeologi della Soprintendenza ai Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano e dell'Università di Sassari impegnati nello scavo.

Un po' lo speravano e un po' se lo aspettavano mentre stanno procedendo nei lavori con tutte le precauzioni possibili. "Non c'è nessuna urgenza di liberare subito le statue e di trasferirle al museo di Cabras", hanno confermato questa mattina spiegando che l'archeologia ha le sue regole e che queste vanno sempre rispettate. Intanto si chiedono come e perché queste due statue, le uniche sinora ritrovate quasi integre, siano sfuggite in qualche modo alla furia distruttrice dei Cartaginesi di Tharros, indicati come i più probabili responsabili della sistematica opera di distruzione dell'esercito di giganti di arenaria che intorno al 900 avanti Cristo svettava sul rilievo di Mont'e Prama.

Nel frattempo, a pochi metri di distanza dai due giganti, l'equipe dei bioarcheologi in mascherina e tuta bianca anticontaminazione ha cominciato questa mattina lo scavo della terza delle dieci tombe a pozzetto già individuate nella ristretta area del cantiere. Le mascherine e le tute non servono tanto a proteggere gli archeologi da chissà quali pericoli e veleni, quanto a proteggere i resti dei defunti dai quali saranno prelevate sostanze organiche da sottoporre alla prova del dna e sui quali si cercheranno tracce di virus e batteri capaci di fornire dati e indicazioni di grande interesse scientifico.