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Sarà pure il mestiere più antico del mondo, ma conviverci non è mai stato semplice. In strada dalle prime ore del mattino sino a notte fonda in viale Trieste, via Santa Gilla, via Simeto e via Posada.
Acca 24 di sesso a pagamento tra commercianti, bambini e anziani. Molto spesso queste donne venute da lontano in cerca di fortuna (ma non mancano le indigene) e gli utilizzatori finali non vanno per il sottile. Ogni posto è buono: il ponte, gli androni dei palazzi, tra una macchina e l'altra. Chi abita in quell'angolo del quartiere di Sant'Avendrace ha buoni motivi per lamentarsi.
Ormai è chiaro che non si tratta più di una zona semiperiferica, anzi. Eppure, nonostante la buona volontà, tanto rimane da fare. Strade, illuminazione, pulizia. Ma il vero sconcio era e rimane l'area che un tempo ospitava il deposito carburanti Agip. Un terreno abbandonato, da bonificare, diventato albergo per topi, blatte e sbandati di ogni genere.
LINEA DURA Edoardo Tocco, consigliere regionale e comunale di Forza Italia, da anni si danna l'anima per una crociata che non ha avuto ancora gli esiti sperati. Esposti, denunce, dichiarazioni con un unico leitmotiv. «Contro la prostituzione serve la linea dura. Sant'Avendrace non è più un rione ghetto o di periferia. Le ragazze devono andarsene. Fuori dalla città». Linea dura, come si traduce? «Serve un pattugliamento costante da parte di polizia e carabinieri per scoraggiare la prostituzione e ristabilire l'ordine pubblico e la sicurezza». Soprattutto stradale, visto che molti automobilisti neanche accostano. Bloccano l'auto in mezzo alla corsia per contrattare la prestazione. «Quando apro il distributore sono già in strada», commenta l'unico benzinaio della via.
LA COMPRENSIONE La proposta di Tocco è radicale. L'atteggiamento di abitanti e residenti meno duro. Non che manchino le preoccupazioni o i disagi, ma pochi si sentono di scagliarsi contro queste ragazze, spesso costrette a una scelta di vita che eviterebbero con piacere. «A dir la verità, non mi danno fastidio», commenta Tonino Orrù, ex presidente del Cagliari e titolare di una rivendita di materiali edili. «La sera, quando chiudiamo, stanno sui marciapiedi e controllano la zona e le vetrine. A me non è mai successo niente». Come risolvere la questione della prostituzione? Nello Orrù, fratello di Tonino, ha la sua ricetta. «Devono riaprire le case chiuse.
Non esiste altra soluzione. Solo così si restituisce dignità a queste ragazze che si prostituiscono per mangiare. L'altro giorno - aggiunge - ho visto una di loro che al market è stata costretta a riporre negli scafali un succo di frutta. In tasca aveva solo 75 centesimi per una brioche. Per quanto riguarda il quartiere, chiedo al questore di ripristinare il servizio del Poliziotto di quartiere , sarebbe determinante». Matteo, gestore della tabaccheria tra via Santa Gilla e via Flumendosa prende il toro per le corna. «La prostituzione incide sul Pil. Ecco perché, come nel resto d'Europa, va legalizzata. Per far rinascere il quartiere - continua - non bastano poliziotti e carabinieri che, oltretutto, hanno le mani legate. È necessario far vivere la zona, organizzando manifestazioni e spettacoli».
RIAPRIRE I BORDELLI Daniela infila in fretta la chiave nella toppa del portoncino d'ingresso. Il figlioletto è nel passeggino spinto dalla nonna. Non vive più a Sant'Avendrace, ma non ha perso le abitudini. «Il rientro dal lavoro era a dir poco fastidioso. Indossavo la divisa del market in cui lavoravo, ma non bastava per chiarire che non ero una prostituta.Sali?, Quanto vuoi? Era davvero imbarazzante. Avevo anche paura. Per questo non tornavo mai da sola». La ricetta per Daniela è una sola. «Riaprire i bordelli, in modo che le donne siano seguite e controllate». La madre torna indietro con la memoria. «Il problema è nato negli anni '90, quando hanno realizzato il viale alberato creando lo scenario giusto per prostitute e protettori&raq