Avevano preso il posto degli spacciatori arrestati nella maxi operazione del Ros del 2020 a Sant'Elia, e avevano trasformato intere aree condominiali in centrali per lo smercio di cocaina, eroina, marijuana e hascisc, occupandole abusivamente e realizzando piccoli garage dotati di grate e cancelli, tutto sorvegliato da vedette pronte a segnalare l'arrivo delle forze dell'ordine.

Un giro d'affari di oltre 15mila euro al mese, quello smantellato dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cagliari che questa mattina hanno arrestato, su ordinanza di custodia cautelare quattro persone. In carcere sono finiti Vincenzo Masala, 51 anni e il figlio Angelo 27 e Diego Dario Caria, 28 anni. Agli arresti domiciliari Gianluca Mallus, 21 anni. Tutti sono accusati di detenzione ai fini di spaccio in concorso. Oggi per Vincenzo Masala e Caria è arrivata una contestazione analoga, visto che nelle loro abitazioni sono stati trovati quasi 5mila euro in contanti e 47 dosi di cocaina.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinato dal maggiore Nicola Pila, sono partite subito dopo l'operazione Dama del Ros che a luglio del 2020 aveva portato all'arresto di 33 persone, e si sono rafforzate ad ottobre dello stesso anno quando è stata bruciata la Hyundai "Santa Fe" (da qui il nome dell'operazione) di un carabiniere della Stazione di San Bartolomeo che aveva collaborato con i militari del Ros per la maxi operazione e nei mesi successivi aveva eseguito alcuni arresti sempre a Sant'Elia. Secondo quanto accertato dagli investigatori, dopo la retata di luglio, si era creato un vuoto nello spaccio di droga nella zona di Cagliari e non solo.

I quattro, che avevano del denaro da investire, avrebbero quindi deciso di rimpiazzare gli arrestati. Nei mesi successivi, infatti, i carabinieri hanno accertato che i quattro avevano messo in piedi tutta l'attività occupando abusivamente le aree dei pilotis destinate al passaggio tra i palazzi di via Schiavazzi e via Utzeri. Secondo gli investigatori il gruppo riusciva a soddisfare le richieste di clienti provenienti da tutta la Sardegna, arrivando a gestire anche 30 cessioni di droga al giorno. Un lavoro 24 ore su 24, coordinato attraverso un unico telefonino che si passavano di mano in mano. Investivano il denaro guadagnato con lo spaccio in altra droga e nell'acquisto di telefonini e abiti di marca.