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Non è passato inosservato lo sfogo sui social di Martina Floris, la 21enne di Cabras che da qualche vive a Cagliari, dopo essere stata rifiutata da un locale del capoluogo per la sua sessualità.
La denuncia di Martina inizia così: “Qualche settimana fa una mia cara amica mi ha proposto di fare una prova nel locale dove lei attualmente lavora (un locale che fa aperitivi al centro di Cagliari, non posso citare il nome per ovvi motivi). Io ovviamente accetto, chiedendole diverse volte se avesse per caso specificato al proprietario che io sono una ragazza transgender (quindi immaginate quanto io sia oltre e mi metta sempre troppi problemi). Lei mi dice ‘Si si certo stai tranquilla, lo sanno e non è un problema perché sono tutti aperti mentalmente, ti troverai benissimo’”.
In seguito alle parole confortanti dell’amica, Martina si presenta al locale: “Io contenta di ciò vado a fare la mia prova con il mio miglior sorriso, termina la prova, va tutto okay, piaccio, loro piacciono a me. Fatto sta che non vengo ricontattata, un po’ strano dato che sono piaciuta, passano due settimane e non contenta di questo dilemma decido di chiedere a questa mia amica il perché. Beh, lei mi ammette a malincuore che io non sono stata assunta non perché non sia piaciuta lavorativamente, ma perché donna trans e quindi giudicata, in più che sono arrivate delle “lamentele” da parte dei clienti quindi il proprietario ha deciso di non chiamarmi”.
“Lasciamo tutto, perché è incommentabile, sapete cosa mi dispiace di più a me? Che un’altra volta, nel 2023, sia stata più forte la paura di perdere clienti per il pregiudizio ed il pregiudizio che il bisogno di personale in gamba (non per vanità, però se son piaciuta un motivo ci sarà). Non voglio mai più sentire che le donne trans sono tutte prostitute, perché si, molte scelgono di fare quel mestiere, altre (come me). No, e soprattutto ce ne sono ancora altre che sono spinte a farlo se vogliono campare perché la società non le fa lavorare perché trans. Italia, non ci siamo. Io probabilmente non farò mai la prostituta, perché grazie al cielo ci sono tantissimi locali in cui non è questo lo spirito, però il mio pensiero oggi va a coloro che portate dalle porte chiuse in faccia (ingiuste perché classiste) hanno preso quella strada obbligate”.
Dopo il suo sfogo, tantissime persone le hanno espresso vicinanza. “Ci tenevo a ringraziare prima di tutto gli autori di ogni singolo articolo per aver dato voce non tanto a me personalmente, ma a un pezzo di popolazione un po’ svantaggiato. Poi le persone che mi sono vicine nella mia vita privata, le persone che non vedo ma hanno trovato un minuto per un messaggio, le persone che pur non conoscendomi mi hanno non solo difesa dalle cattiverie, ma “consolata”, e infine grazie anche a chi, con la sua ignoranza e cattiveria ha voluto dare aria alla bocca dando tesi non richieste e sparate completamente a caso, così facendo mi fate capire quanto ancora siamo indietro e quanto serva fare un lavoro su se stessi/e per essere sempre più forti di voi. Non immaginavo questo dibattito mediatico, speriamo solo che porti qualcosa di buono, come l’evoluzione della mentalità non solo sarda, ma italiana. Un abbraccio forte a tutti”.