Tre condanne e tre assoluzioni sono state chieste dalla pubblica accusa al processo in corso a Cagliari su un presunto traffico di abbigliamento con truffa ai danni della Caritas. Vestiti nuovi e usati raccolti dall'associazione diocesana che sarebbero dovuti essere destinati ai poveri, ma che poi finivano in vendita nelle bancarelle di Napoli.

Al termine di oltre un'ora e mezza di requisitoria, il pubblico ministero Guido Pani ha chiesto la condanna del referente dei servizi di approvvigionamento e logistica della Caritas Andrea Nicolotti, 59 anni di Cagliari, ad un anno e quattro mesi e a due anni di carcere per i titolari della Eurofrip di Guarino a Casoria (Napoli), Giampiero Cesarini e la moglie Rosa Contiello, di 47 e 43 anni, entrambi residenti in Sardegna.

Il titolare dell'inchiesta, terminata la discussione, ha anche chiesto l'assoluzione, perché il fatto non sussiste, della contestazione di corruzione ipotizzata per l'imprenditore Guido Afflitto, 67 anni, originario di Catanzaro, titolare della Sarda recupero tessili con sede a Monastir ( Cagliari) e per Leopoldo Trudu, ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Decimomannu (Cagliari) e Carlo Maramarco, dipendente della stessa amministrazione.

L'inchiesta era partita da un esposto anonimo e affidata agli investigatori del Corpo forestale della Sardegna. Tonnellate di vestiti raccolti per la Caritas ma mai arrivati ai poveri. Sarebbero, infatti, finiti in mano a società che li vendevano nei mercati della Penisola, soprattutto in Campania, ma anche in Africa.

In caso di beneficenza, la normativa non prevede alcuna restrizione: la Caritas raccoglie gli indumenti, li seleziona e li dona ai bisognosi senza ulteriori passaggi. Ma se questi stessi indumenti vengono messi in vendita, si applicano le leggi sullo smaltimento dei rifiuti, trattandosi di abiti usati. Ed è in questa procedura che sono emerse le irregolarità contestate dalla Procura. Il 20 gennaio 2022 parleranno le difese e ci sarà la sentenza.