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Mancano poche ore all'inizio dei primi trasferimenti di alcuni reparti dell'ospedale oncologico 'Businco' di Cagliari, nello specifico Ginecologia oncologica, Chirurgia toracica ed endoscopica e Chirurgia generale a indirizzo oncologico, interessati dai lavori di ristrutturazione e ampliamento del blocco operatorio, al San Michele conosciuto come 'Brotzu'. Tre le sale operatorie finora autorizzate all’attività nell'ospedale oncologico: due situate nel blocco F, insieme agli uffici della Direzione di Presidio, che secondo i piani diventeranno quattro, più la rimanente sala operatoria attualmente ad uso esclusivo della terapia del dolore. L'inizio dei lavori del progetto di ristrutturazione, avviato nel 2022 con lo stanziamento dei fondi Pnrr che lo finanziano, era inizialmente previsto per il 15 novembre 2024, ma è poi slittato più volte fino ad arrivare alla data ultima di sabato 12 aprile 2025, perentoria, come sulla carta lo sarebbero dovute essere anche le precedenti, per non perdere i 9 milioni di euro già ricevuti.
I due presidi dunque si preparano a un imminente stravolgimento della loro attività in quello che i sindacati descrivono da mesi come un caos organizzativo, con importanti lacune e dubbi nella gestione sanitaria, lavorativa e operativa, che ricadrebbero su pazienti anche fragili e operatori sanitari stremati, senza nemmeno un'ipotetica contezza della durata di una soluzione prospettata come temporanea, ma che potrebbe tradursi in un nuovo assetto fattuale, nella più rosea delle ipotesi conseguenza non pianificata di una malagestione.
Ne parliamo con il delegato Fesmed e Chirurgo Senologo Dr. Gianluigi Luridiana.
Partiamo da una nota dell'Arnas G. Brotzu, che parlava di "grandi benefici alla comunità e nessun disagio ai pazienti". Sarà vero?
"Non è assolutamente vero".
Iniziamo da Ginecologia oncologica, che dovrebbe essere trasferita per quanto riguarda soprattutto gli interventi, sulla degenza invece la previsione non sembra ancora del tutto chiara.
"La degenza dovrebbe rimanere al Businco".
A ottobre si era parlato di trasferire i pazienti post operatori di nuovo all'oncologico per la degenza, il giorno stesso la notizia è stata sconfessata dopo il parlamentino e il Direttore Generale dell'Azienda Brotzu Agnese Foddis aveva dichiarato che l'idea era prevista nel piano iniziale, ma era già stata modificata.
"I posti degenza per la Ginecologia oncologica sulla carta resteranno uguali, adesso l'attività chirugica è attiva su due presidi, da sabato invece verrà eseguita solo in uno. Questa chirurgia sarà trasferita in una struttura le cui sale operatorie sono già abbastanza congestionate, con una degenza che in teoria rimarrà al Businco, ma non si capisce bene se i pazienti operati dovranno poi essere riportati al Businco, nè chi verrà ricoverato ab origine in quest'ultimo nosocomio, non è chiara quella che sarà la dinamica insomma, c'è molta confusione".
Nel caso si rendano necessari dei trasferimenti, le modalità sono state organizzate? Ci sono infermieri e ambulanze disponibili?
"No, non ci è stato comunicato niente e nel caso sarebbero tutte cose difficili da gestire".
Passiamo alla Chirurgia toracica ed endoscopica e Chirurgia generale a indirizzo oncologico, che verranno spostate nell'ala nord del settimo piano del San Michele.
"Hanno tagliato una parte del reparto di Chirurgia generale, che ora si chiama Chirurgia epatobiliopancreatica, struttura complessa che già oggi contava un numero di medici esiguo, a cui ora hanno anche sottratto un'ala, dove è previsto che il reparto di Chirurgia toracica venga trasferito e dove dovrebbe condividere 15 posti letto con la Chirurgia generale a indirizzo oncologico, con l'otorinolaringoiatria, con la Chirurgia maxillo-facciale, con la Chirurgia endocrina, e non solo. Si tratta di una sistemazione in cui niente è a norma, proprio perché è un'ala di un altro reparto, con un unico bagno per le donne e un unico bagno per gli uomini, mentre al Businco è presente il bagno dedicato all'interno delle camere, l'assistenza specifica per i pazienti oncologici, che sono pazienti complessi. In questo spazio ricavato non sono presenti nemmeno le prese per l'ossigeno in tutti i letti. Le difficoltà coinvolgono anche il personale: manca una stanza per i medici, non è stata ancora individuata una camera per il medico di guardia, ma sono state istituite delle guardie, mettendo insieme discipline che dal punto di vista contrattuale non possono fare dei turni di guardia insieme, con il risultato che l'otorino dovrà espletare il turno per i pazienti toracici senza sapere da dove iniziare, il chirurgo maxillo-facciale si dovrà occupare di pazienti operati al polmone, alla tiroide, al pancreas, con tutte le possibili conseguenza del caso che noi stiamo contestando come sindacati".
Il personale operante alla Chirurgia toracica del Businco sarà trasferito, quindi ci saranno operatori sanitari che lavoreranno per entrambi i reparti e si sommeranno in quell'unica nuova struttura?
"No, perché quel reparto non ha personale. Porteranno gli infermieri della toracica e OSS che avevano assunto in previsione dell'apertura della Chirurgia oncologica. In realtà questa manovra, con la scusa della ristrutturazione delle sale operatorie, nasconde un chiaro intento di smantellare ulteriormente l'oncologico e di utilizzare le risorse umane che attualmente insistono sul Businco per aprire altri posti letto al Brotzu che è in grande difficoltà da quel punto di vista, ha un carico enorme di lavoro col pronto soccorso, mancano i posti letto, è sempre in overbooking, il tutto a discapito dei pazienti oncologici dato che un reparto che nasce con queste premesse non potrà minimamente garantire gli standard di cura adeguati di cui i pazienti adesso godono nel presidio di riferimento".
Lei dice a discapito dei pazienti: le chiedo, anche a discapito del personale sanitario?
"Assolutamente sì. Il personale sanitario farà valere sia con i sindacati, sia personalmente, le proprie ragioni, anche a tutela della propria sicurezza, perché andare a lavorare in una situazione del genere, senza sicurezza e soprattutto con una turnazione che non rispecchia la competenza del professionista, espone l'operatore a conseguenze medico-legali anche molto importanti".
Di questa situazione ne risentirà anche la Chirurgia senologica?
"La chirurgia senologica dovrebbe continuare a operare in una sala che è esterna al blocco operatorio del Businco, realizzata non nel blocco principale, ormai molti anni fa".
Stiamo parlando di quella che attualmente è ad uso esclusivo della terapia del dolore, corretto?
"Esatto. Quella sala ha grossi problemi strutturali, dal condizionamento, perché l'impianto non funziona, a volte si arriva anche a 27 gradi d'estate, all'impianto elettrico che non è collegato all'impianto elettrico principale e quando va in tilt, mentre nelle altre sale si attivano i gruppi elettrogeni, capita che in quella non si attivi e si debba intervenire manualmente. A novembre una procedura di chirurgia antalgica è stata conclusa con le luci degli smartphone. Questa sala, che attualmente infatti viene utilizzata solo per la terapia antalgica, che non prevede chirurgie troppo invasive, d'ora in poi dovrebbe essere condivisa con la Chirurgia senologica che al momento ha tre slot per operare, il lunedì, il mercoledì e il giovedì dalle 8 alle 20, già insufficienti a causa di due mesi o più di lista d'attesa, in aggiunta ai ritardi con i secondi tempi ricostruttivi, con i professionisti che si trattengono fuori orario, ma non sarà più possibile nemmeno tenere questi ritmi perché gli spazi in quella sala saranno ridotti dato che rimarrà l'unica sala del presidio anche per le emergenze, e la lista d'attesa aumenterà ulteriormente. Questa situazione poteva essere evitata, facendo ciò che si fa in tutti gli ospedali del mondo quando si ristrutturano le sale operatorie".
Lei sta parlando delle sale temporanee e dei prefabbricati?
"O si realizzano sale operatorie in un'altra parte nell'ospedale e quando i lavori delle sale nuove sono finiti, si ritrasferisce l'attività lì, e si cambia destinazione alle sale operatorie temporanee, oppure la soluzione che stanno utilizzando moltissimo adesso in ambito nazionale, ma anche internazionale, è quella di costruire delle sale modulari, collegate al presidio da un tunnel, e l'oncologico è pieno di spazi esterni dove poterle fare".
A tal proposito, la Dott.ssa Agnese Foddis aveva dichiarato il contrario, sostenendo che attorno al corpo principale del presidio Businco non c'erano gli spazi necessari per installare questo tipo di sale operatorie, e che oltretutto questa soluzione avrebbe avuto costi economici importanti che non sarebbero rientrati nei fondi del Pnrr.
"Inizialmente ha detto che non era possibile farle, è stato detto anche in audizione in commissione Sanità, quando poi i sindacati hanno smentito questa notizia, le precedenti dichiarazioni sono state ritrattate e si è parlato di pendenze, a cui è stato risposto portando esempi di realizzazione di sale operatorie prefabbricate in ospedali dove le pendenze erano anche maggiori, quindi il problema si è spostato sul piano economico, allora sono intervenuti alcuni consiglieri regionali con un impegno per reperire le risorse, successivamente questo impegno è stato annunciato dall'assessore alla Sanità Bartolazzi a gennaio, durante uno dei tanti incontri, per tre milioni e mezzo di euro dedicati alle sale operatorie prefabbricate. Ma l'azienda questa strada non l'ha mai voluta percorrere. I sindacati questa proposta l'hanno fatta da ottobre, ora siamo ad aprile, le sale operatorie modulari sarebbero state già costruite. Dopo l'impegno pubblico dell'assessore, da parte dell'assessorato ci sono state delle interlocuzioni con alcune delle ditte che trattano prefabbricati ospedalieri e che hanno chiesto delle specifiche, informazioni che avrebbe dovuto fornire l'azienda Brotzu. A distanza di due mesi l'azienda non ha fornito alcuna informazione".
E le risultano giustificazioni per questa mancanza?
"Nulla. In assessorato ci hanno comunicato che era chiaro che loro non volessero procedere, e che quindi avrebbero inoltrato all'azienda Brotzu un sollecito, ma nemmeno questo è servito. Il fatto che la soluzione delle sale operatorie modulari, largamente utilizzate, non sia stata mai presa seriamente in considerazione, è significativa: evidentemente ci sono motivazioni sottostanti per cui non era interesse dell'azienda percorrere questa strada, sarebbe venuto meno il depauperamento di risorse generato invece dal trasferimento dal Businco".
Il trasferimento nella sua concretezza, nei suoi dettagli, nonostante sia stato fissato per sabato, non è ancora ben definito?
"No. La Direzione Sanitaria non ha assunto alcun atto formale e non si sa come vadano svolte le guardie. Alla Chirurgia senologica non sono arrivate notizie. Abbiamo la comunicazione sulla mail aziendale che non è altro che il comunicato stampa. Non si è raggiunto nemmeno un accordo sulle turnazioni appunto. Nella giornata di martedì è stata trasmessa alle strutture una nota dell'azienda, dove venivano ipotizzati dei turni di guardia con delle caselle scoperte, senza reperibilità ben definite, a firma del direttore amministrativo che non è la figura preposta a valutare dal punto di vista clinico, sanitario, legale, una guardia. Nella nota si diceva che si trattava di una proposta di turnazione da intendersi provvisoria, però in caso di mancata risposta entro 48h sarebbe diventata definitiva".
Sulla proposta è arrivata qualche risposta nei termini?
"Come sindacati l'abbiamo attaccata, abbiamo chiesto una convocazione, ci hanno convocati per la mattina di giovedì 10 aprile, ma la maggior parte di noi era impossibilitata, quindi abbiamo chiesto un rinvio per il quale non abbiamo ricevuto risposta. L'argomento tra l'altro riguarda una modifica dell'assetto organizzativo dell'azienda e le modifiche dell'assetto organizzativo dell'azienda, l'istituzione di guardie interdivisionali o di reperibilità, sono argomenti di contrattazione con i sindacati. Dall'amministrazione hanno fatto sapere che non c'era obbligo di contrattazione perché si tratta di una situazione provvisoria, non definitiva, ma se quei lavori partiranno è possibile che passino anni prima che vengano terminati, non è dunque una situazione provvisoria e poteva benissimo essere oggetto discussione con i sindacati, la loro è un'interpretazione assolutamente faziosa e non condivisibile".
Quindi voi non avete nessuna idea sulle tempistiche future della durata dei lavori?
"No, non ne abbiamo idea, non c'è mai stato un cronoprogramma nonostante sia stato chiesto nei vari incontri che ci sono stati in assessorato. Ai tempi della prima audizione in commissione Sanità a ottobre ci si era stato detto che il termine ultimo per fare i lavori era il 15 novembre per rispettare i tempi che già erano molto compressi, poi da novembre si è passati ai primi di gennaio, anche quello termine ultimo oltre cui non si poteva andare. Ma a dicembre è stata diramata una delibera che annullava una parte importante dell'appalto della ristrutturazione delle sale operatorie per inadempienza della ditta aggiudicatrice, per cui la valutazione antisismica, la direzione dei lavori, dall'individuazione delle figure responsabili della corretta esecuzione dei lavori alla sicurezza, che spettavano all'azienda che aveva vinto l'appalto, sono tutte cadute, e non sappiamo se quelle criticità poi sono state risolte. I lavori, che devono ancora iniziare da zero, è assolutamente impossibile che finiscano nei termini del Pnrr, quindi cosa succederà? Che come è accaduto per il Binaghi, per il Microcitemico, per il Marino, che avevano delle sale operatorie nuovissime inutilizzate, rimarrà l'ennesima incompiuta, e se mai un giorno quelle sale operatorie vedranno la luce, probabilmente non esisterà più l'ospedale a cui sarebbero dovute servire. Di fatto un ospedale è stato chiuso, uno lo stanno mutilando, bisogna considerare che gli stessi servizi che prima venivano erogati da altri ospedali dovranno essere erogati in gran parte da un unico ospedale che già sta scoppiando, da cui i colleghi si stanno dimettendo".
Nella nota dell'Arnas G. Brotzu si parlava anche di "un sacrificio" dei lavoratori, chiesto per rientrare nei tempi previsti di realizzazione. Da che carico di lavoro e di condizioni di base partono i medici e in generale gli operatori sanitari del Brotzu?
"Sono già oberati, in burnout, con dei carichi di lavoro insopportabili che aumenteranno inevitabilmente perché andranno ad aprire ulteriori posti letto, ulteriori spazi operatori, non ci sono neanche infermieri per le sale operatorie in un ospedale già sovraccarico, quindi i colleghi del Brotzu si stanno rivolgendo ai legali. Una situazione drammatica e le conseguenze le dobbiamo ancora vedere".
Quali conclusioni ha tratto finora sulla vicenda?
"Tutto questo sta avvenendo per la copertura politica, perché non si capisce come tutte le altre aziende debbano limitarsi all'ordinaria amministrazione nella fase che precede il commissariamento, mentre questa azienda, con una dirigenza che sta per andare via e che è stata ampiamente sfiduciata dal personale, anche pubblicamente, sia a livello dirigenziale di dipartimento, sia a livello di rappresentanza dei lavoratori, continui a prendere delle decisioni che hanno un impatto enorme, e continui a fare concorsi, assunzioni, nomine e a dare incarichi, evidentemente c'è una copertura politica ben precisa. Diverse forze politiche della maggioranza stessa hanno preso posizione contro queste scelte, tra cui il PD che ha diffuso un comunicato firmato da tutto il gruppo consiliare, ma chi ora sta al comando della Regione avalla queste decisioni".
Lei e in generale i suoi colleghi sindacalisti cosa chiedete?
"Di bloccare questo piano, perché è un piano che fa acqua da tutte le parti e che non solo sarà il preludio dell'inizio dello smantellamento del Businco, ma sarà anche un affossamento terribile dell'ospedale San Michele, che è in grossissime difficoltà. La politica deve intervenire e prendere in considerazione altre strade, non solo a parole. Le soluzioni alternative, che noi abbiamo proposto già da sei mesi, non sono soluzioni così fantasiose, sono quelle che vengono seguite in tutti i casi in cui si proceda alla ristrutturazione delle sale operatorie di un ospedale, ancor più se si parla di un ospedale importante come questo, che ha volumi importanti. Non si può pensare che nulla cambi quando in realtà la perdita dell'attività chirurgia delle sale operatorie, senza alternative, comporterà un disastro sia per i pazienti oncologici sia per l'ospedale Brotzu".