Situazione critica nelle colonie feline a Cagliari e dintorni. L'organizzazione EARTH ha evidenziato una situazione critica: i volontari sono sovraccaricati, privi di sostegno, e devono affrontare spese elevate e ostilità da parte della comunità. Le cifre sono allarmanti, con migliaia di euro spesi annualmente, segnalazioni di esaurimento nervoso, atti di violenza e aggressioni. Nonostante la presenza della legge 281/91 e di normative regionali che garantiscono specifiche protezioni per i gatti randagi, molti individui, inclusi amministratori condominiali e persino alcuni volontari, sembrano ignorare tali disposizioni. Secondo la normativa vigente, si considera una colonia felina la presenza di almeno due gatti che condividono un territorio, indipendentemente dalla loro registrazione.

Leila Delle Case, referente locale di EARTH, un'associazione che si batte per la tutela della natura e degli animali attraverso azioni legali, ha sottolineato che i volontari si rivolgono a loro in caso di aggressioni o molestie. La confusione e l'indifferenza diffuse creano un ambiente ostile per coloro che si impegnano per il benessere degli animali. C'è una diffusa convinzione che i gatti debbano essere trattati come i cani, con la tendenza a catturarli e rinchiuderli in strutture, nonostante la legge vieti tale pratica poiché i gatti sono animali territoriali e stanziali. Inoltre, sorge confusione riguardo alla registrazione: molti credono che le protezioni siano vincolate alla registrazione delle colonie, ma in realtà tutti gli esemplari sono protetti dalla legge indipendentemente dalla registrazione.

I problemi tra incertezza e indifferenza

Gli amministratori condominiali spesso si trovano impreparati nel gestire le dinamiche tra condòmini, volontari e colonie di animali, generando tensioni. Molti Comuni dimostrano disinteresse verso questo problema, nonostante la legge italiana attribuisca loro la responsabilità dei randagi sul territorio. Secondo il D.P.R. 31 marzo 1979, è compito del Sindaco vigilare sull'applicazione delle norme a tutela degli animali.

I gesti criminali

In un ambiente caratterizzato da mancanze evidenti, secondo l'associazione si osservano comportamenti inaccettabili che vanno dalle catture illegali agli avvelenamenti. Vi sono anche individui molesti a diversi livelli: coloro che si limitano a criticare e offendere gli amanti dei gatti, fino a chi arriva a minacce persistenti e azioni persecutorie.

"Spesso - prosegue Leila Delle Case - gli autori di questa condotta si sentono autorizzati da una cultura che non supporta, non conosce e non rispetta l’operato dei volontari. C’è un tale livello di ignoranza sulla questione che anche sui social sono numerosi gli episodi segnalati. Nell’immaginario collettivo purtroppo la gattara è vista come l’ultimo gradino del volontariato. Il cliché ben noto copre qualunque riconoscimento sul suo operato. Se è vero che in alcuni casi le persone che seguono questi animali a volte non creino i presupposti per una civile e corretta convivenza, è altrettanto vero che quando gli animali sono sterilizzati e sfamati con cibo di qualità, senza imbrattare il suolo, le contestazioni non hanno ragione di esistere e qualunque episodio di violenza nei confronti di attivisti o degli stessi animali deve essere fermato".

L’altra faccia del volontariato. Quello che nessuno vede

Alcuni ritengono che i tutor delle colonie siano remunerati o finanziati dai comuni, una prassi adottata in altre città italiane. A titolo di esempio, a Roma sono stati stanziati 80.000 euro per l’acquisto di cibo per le colonie registrate. Invece, qui sono i singoli volontari che si assumono le spese per il cibo, così come per le spese veterinarie, farmaci e antiparassitari. Queste spese notevoli possono facilmente superare i diecimila euro per coloro che si occupano di più colonie. Il Dr. Claudetti, ex psicologo della ASL di Cagliari e tutor di diverse colonie nella città, ha evidenziato la serietà di un problema poco conosciuto: il burnout del volontario.

"Uno degli aspetti che colpisce maggiormente nell'osservazione del volontario che si occupa di colonie feline, - spiega il Dr Claudetti -, è il notevole investimento di energie psicofisiche, in quella che, a tratti, appare proprio come una missione salvifica. L'impegno, la dedizione, si trasformano gradualmente in una sorta di martirio, reso ancora più insopportabile dall'ostilità della gente, che spesso considera il gattaro/a la causa del randagismo felino, in un capovolgimento paradossale e totale della realtà. Il volontario ha sempre meno tempo per dedicarsi ad altro, le stesse relazioni sociali e familiari tendono spesso a passare in secondo piano. Lavora con i gatti e per i gatti 365 giorni all'anno, non può ammalarsi, non conosce feste, e anche accettare un semplice invito a cena diventa un problema. Il carico è insostenibile perché oltre al versante dell'accudimento pratico ed economico, esiste anche quello emotivo. La gestione delle emozioni suscitate dalle malattie e dalle frequenti morti o sparizioni dei gatti di colonia, portano il gattaro/a in continuo contatto con l'angoscia della morte: a mio avviso, uno degli eventi emotivamente più difficili da tollerare e da elaborare. Egli è attraversato da potenti emozioni, che può tendere inconsciamente a rimuovere perché insopportabili, e agisce per nascondere difensivamente le emozioni spiacevoli. Ciò rappresenta una situazione altamente stressante e la condizione perché si sviluppi il fenomeno del burnout, caratterizzato, secondo la definizione dell'OMS, dalla sensazione di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentali, a cui si associa una molteplicità di sintomi psicofisici, quali ansia, sensi di colpa, di rabbia, di impotenza e di fallimento, ma anche disturbi fisici non trascurabili".

La sezione territoriale dell’associazione EARTH ha rivolto una serie di richieste ai sindaci, incentrate sull'importanza di affrontare i fenomeni di violenza e di promuovere la convivenza tra uomini e animali. Tra le richieste vi è l'implementazione di un programma di sterilizzazioni per contenere il numero di animali randagi e prevenire situazioni di degrado, la fornitura di buoni spesa per cibo e cure veterinarie, oltre a campagne di sensibilizzazione per la cittadinanza. Queste misure sono considerate fondamentali per favorire una convivenza civile e rispettosa nell'ambiente urbano.