Ripartiamo da Artaud: Creare miti, ecco il vero oggetto del teatro. [...] Il rito del teatro riaccende il mito, infiamma gli archetipi, sprigiona energie. La tragedia è mito che si fa teatro: non ci sono i sentimenti ma gli archetipi dei sentimenti. La forma del sentimento che è sentimento puro"

Queste le parole di Alessandro Serra, artefice del pluripremiato “Macbettu”, che ha portato in scena a gennaio scorso -sotto le insegne della Stagione de La Grande Prosa 2024-2025 organizzata dal CeDAC- a Sassari e Cagliari "Tragùdia, Il Canto di Edipo", curando regia, scene, luci, suoni e costumi.

Una pièce visionaria e poetica incentrata sulla figura dell'eroe greco, “figlio della fortuna”, il vincitore della Sfinge salito sul trono di Tebe, assassino del padre e sposo della madre per volere degli Dèi, strenuo ricercatore della verità, con la traduzione in lingua grecanica di Salvino Nucera, voci e canti a cura di Bruno De Franceschi.

Sotto i riflettori Alessandro Burzotta, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli, Jared McNeill, Chiara Michelini e Felice Montervino incarnano i protagonisti di un dramma antico: “Edipo Re è la storia dell’Uomo che giunge a un risveglio interiore dopo aver attraversato il dolore ed essersi ricongiunto all’infanzia" – sottolinea Alessandro Serra – "In lui gli opposti si affrontano e riconciliano... Re e capro espiatorio. Prescelto e reietto... Circondato dalla luce nera della tragedia, riconosce sé stesso e si acceca strappandosi gli occhi che non hanno saputo vedere la verità. Dopo trenta anni dalla prima rappresentazione il vecchio sacerdote Sofocle sente la necessità di chiudere il ciclo iniziatico del suo eroe e scrive “Edipo a Colono”. Discesa all’Ade e resurrezione... Un percorso nel dolore... lo condurrà alla conoscenza dei segreti della vita e della morte... L’impuro scacciato da Tebe diventa a Colono un essere sacro. Prima di svanire nella luce ci lascia in eredità la parola Amore. L'unica parola capace di dissolvere tutti questi tormenti".