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Cecilia, una giovane donna afflitta da una fisicità ingombrante e da una malattia grave come l'obesità, decide di sottoporsi a un'operazione chirurgica che le permetterà di iniziare una nuova vita... Francesca Spanu –avvocata e scrittrice-, in dialogo con Giorgio Pia, ha presentato nel Foyer del Teatro Massimo "Il corpo sbagliato", libro che affronta temi come il body-shaming e la dipendenza affettiva. L'incontro è parte del ciclo "Legger_ezza 2025 / Promozione della Lettura" del CeDAC Sardegna, in collaborazione con la Libreria Edumondo.
Una vicenda emblematica nella moderna civiltà dell'immagine e del mito della bellezza, dove la mancata accettazione di sé e del proprio corpo, rende più vulnerabili e potenzialmente vittime di scherno e insulti: nella sua insicurezza e fragilità Cecilia subisce fin da bambina la cattiveria e gli scherzi crudeli dei coetanei, e a dispetto della sua cultura e preparazione, sente ancora il desiderio di nascondersi e scomparire, e anche nelle relazioni sentimentali affiora una pericolosa tendenza all'autodistruzione.
La sua trasformazione esteriore, che la rende diversa agli occhi degli altri, diventa una metamorfosi interiore: “Il corpo sbagliato” trae spunto da storie reali per per narrare una “rivoluzione” e una catarsi che comincia quando la protagonista, superata una difficile sfida con se stessa, impara finalmente a guardarsi allo specchio e a riconoscersi, e riesce a fare i conti con i fantasmi e le ferite del passato.
Il romanzo rappresenta una sorta di ideale diario privato -tremendamente attuale- in cui Cecilia annota pensieri, sensazioni e emozioni, come se volesse registrare ogni istante della sua metamorfosi da goffa crisalide a splendida farfalla: una testimonianza su come con coraggio e determinazione si possano davvero sconfiggere pregiudizi e tabù e vincere perfino lo stigma dell'obesità, ma sia prima di tutto indispensabile imparare ad accettarsi con tutte le proprie fragilità. Una donna moderna e emancipata, cresciuta in un ambiente sereno e circondata dall'affetto in seno a una famiglia normale ma incapace di comprendere fino in fondo il suo dramma: una malattia grave, che segna il corpo e indirettamente la psiche creando una sorta di circolo vizioso in cui un aspetto non conforme viene identificato come una “colpa”, fino a indurre la protagonista a vergognarsi di sé stessa e paradossalmente a cercare rifugio e conforto, proprio nel cibo, il suo nemico, da divorare di nascosto per soddisfare la propria fame d'amore con comportamenti che sfociano nella bulimia.
Nel momento fatidico in cui Cecilia prende coscienza del suo stato e dei gravi rischi per la sua salute, e sceglie di assumersi la responsabilità del proprio destino comincia la sua “rivoluzione”: nel romanzo – come spesso nella realtà – la consapevolezza di dover affrontare una patologia seria, e purtroppo diffusa, in cui si combinano caratteristiche genetiche e abitudini alimentari, insieme alla prospettiva di una cura fornisce la spinta necessaria per reinventare la propria esistenza.
Una vera e propria “rinascita” che passa attraverso il corpo, rimodellato dopo l'intervento e la terapia, e quindi lo sguardo degli altri, in particolare delle amiche e delle volontarie che sostengono la protagonista in un percorso non facile, anzi decisamente in salita, in cui le antiche insicurezze possono indurre al nuove e pericolose “ricadute”, ma è importante trovare in sé la capacità di rialzarsi e ricominciare a camminare, imparando a gustare attimo per attimo della propria vita.
Ne “Il corpo sbagliato” affiora anche il tema dell'amore tossico ovvero delle dipendenze affettive: nel suo desiderio di essere accolta e apprezzata, Cecilia appare estremamente vulnerabile e la sua ritrovata bellezza non basta a impedirle di precipitare nella tragica spirale di una relazione clandestina, una passione infuocata che la gratifica ma anche la brucia e rischia di distruggerla. Fortunatamente seppure profondamente ferita, capisce di poter e dover fare a meno di cercare negli altri la rassicurazione e il riconoscimento del proprio valore, affidando loro la sua felicità.
Francesca Spanu nasce a San Gavino Monreale nel 1976. La sua vita, privata e professionale, si divide tra il paese natale e Cagliari. È avvocata e consulente legale presso il Cav “Feminas”, centro antiviolenza destinato a donne vittime di violenza di genere. Appassionata bibliofila fin da bambina, nel 2019 dà vita, col patrocinio del Comune di San Gavino, al Festival Letterario del Monreale, appuntamento che richiama ormai grande pubblico, non solo isolano. Oggi collabora con diversi festival regionali e nazionali. Il romanzo suo d’esordio è Dentro la Borsa (La Zattera 2019).